Non sembrano passati due anni da quando Cecilia Alemani nella sede del Mibac in via del Collegio Romano 27, raccontava il suo Mondo Magico, progetto espositivo per l’edizione 2017 del Padiglione Italia. E invece oggi, 27 marzo 2019, nella stessa sala Giovanni Spadolini, è stato presentato al pubblico il concept ideato da Milovan Farronato, curatore per l’Italia alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte, intitolata May You Live In Interesting Times, a sua volta curata da Ralph Rugoff.
Tre sono anche in questa edizione i nomi degli artisti selezionati, ben lontani da quelli che provenivano dalle suggestioni scaturite dal testo dell’antropologo Ernesto de Martino, e tuttavia altrettanto efficaci. Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro, questa la tripletta proposta da Farronato di cui saranno esposte opere storiche e lavori inediti, sotto il titolo un po’ criptico Né altra Né questa: La sfida al Labirinto.
«Si conferma – spiega Federica Galloni, Direttore generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie Urbane e Commissario del Padiglione Italia – una volontà a ridurre il numero degli artisti partecipanti, missione complessa in un panorama così ricco di produzioni artistiche come il nostro in questo momento». Poche anticipazioni sulle opere degli artisti, dei quali Moro e David nati negli anni Sessanta e Fumai, morta nel 2017, conosciuti per le loro ricerche di respiro internazionale. Milovan Farronato non risparmia i ringraziamenti, per il sostegno di Gucci e FPT Industrial al padiglione e per gli sponsor tecnici Gemmo, C&C-Milano e Select Aperitivo e si sofferma in particolare sul concetto di labirinto: «Si tratta di un simbolo alchemico – dice – una metafora per rappresentare la complessità dei nostri tempi, all’interno del quale si può dare vita a una narrativa spezzata, non lineare. È una forma perfetta, razionale, ma è anche il simbolo del disorientamento. È, in poche parole, un paradosso». Per non parlare dei riferimenti letterari che il labirinto sottende: «Da Borges a Calvino – continua Farronato – il labirinto ha ispirato l’immaginazione di tanti creativi. Ed è proprio in questo contesto dal carattere imprevedibile che emerge Né altra Né questa, una mostra che, appunto, non ha solo un punto di vista, ma dalla quale si generano nuovi percorsi e nuove interpretazioni ramificati come un micelio». Entusiasta il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli che ha sottolineato l’originalità della visione del curatore e la bravura degli artisti scelti. «Siamo in questa sede del Mibac che esalta l’arte del passato, ma non dobbiamo dimenticarci che il mondo non si è fermato lì». Presente in conferenza stampa anche il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta che ha speso parole di ammirazione per Farronato e per il concept da lui proposto: «L’impegno curatoriale di quest’anno mi sembra evidente e gli artisti sono davvero degni della nostra attenzione. L’idea del labirinto ben si affianca inoltre all’idea di una Biennale nella quale si offrono a chi la percorre una miriade di occasioni, di porte aperte. La Biennale è un luogo della mediazione semplice, aperta all’interpretazione e al dialogo con tutti i tipi di spettatori».
Farronato ha un lungo e interessante curriculum alle spalle; direttore della Fiorucci Art Trust e, fino al 2012, di ViaFarini, vanta collaborazioni con grandi istituzioni con le Serpentine Galleries, la Biennale di Istanbul.
Né altra Né questa: La sfida al Labirinto è un progetto ambizioso che incuriosisce, troppo presto per dire se in quel labirinto verrà voglia di perdersi o di cercare in fretta la via d’uscita.