Nature & Politics

Bologna

 L’interno dorato e lucente di un tokamak intercetta lo sguardo dello spettatore: una macchina in via di sperimentazione per la fusione termonucleare, dove l’idrogeno collide per stabilizzare il plasma. Con questa fotografia imponente di 2,75 x 2,25 metri che, nella definizione di Thomas Struth, rappresenta una sorta di ”Santo Graal” della scienza, si apre la mostra Nature & Politics al MAST di Bologna. Visitabile fino al 22 aprile, ospita una selezione di 25 fotografie di grande formato e a colori di una serie dedicata alla scienza e alla tecnologia, alla quale l’artista tedesco lavora dal 2007. Laboratori di ricerca spaziale, impianti nucleari, sale operatorie, piattaforme di perforazione e dispositivi all’avanguardia sono i soggetti catturati con precisione e meticolosità dall’obiettivo della macchina fotografica. Una realtà inaccessibile viene mostrata, sollevando un dubbio su ciò che ci appartiene, su ciò che rappresenta lo specchio della società contemporanea: queste macchine sofisticate e futuristiche, sottratte alla vista, e che oltrepassano i limiti dell’immaginazione umana, quanto influenzano la nostra esistenza? «Con queste immagini – spiega Urs Stahel, curatore della mostra – Struth si muove in mondi il cui accesso ci è solitamente precluso, e ci mostra una serie di sperimentazioni scientifiche e ipertecnologiche che in un momento imprecisato, nel presente o nel futuro, in modo diretto oppure mediato, faranno irruzione nella nostra vita e ne muteranno il corso». Sono queste nuove tecnologie a cui ci affidiamo e che speriamo possano salvarci tutti che l’artista svela, con minuziosa attenzione al dettaglio. Monumentali intrichi di fili e cyborg che sostituiscono mani umane per interventi chirurgici affascinano lo spettatore, ma allo stesso tempo il loro caos lo respinge, sono difficili da decifrare e il nesso sfugge alla comprensione.

«Attraverso le sue fotografie – riflette Stahel – siamo in grado di percepire tutta la complessità, la portata, la forza dei processi, ma anche di intuire il potere, la politica della conoscenza che essi celano», perché l’artista ragiona sui programmi scientifici che, afferma, sono anche politici. Da qui il ”politics” del titolo. Il ”nature” si riferisce alla natura e alla storia dell’umanità, restituita da due fotografie, simbolo di questo concetto: un paesaggio marino dove l’acqua si infrange sugli scogli e uno scatto del Museo dell’Acropoli di Atene. E anche a un video, a conclusione del percorso, di una lezione di musica della durata di quattro ore e mezza che racconta delle possibilità che l’arte e la manualità offrono ancora, nonostante tutto. Ma ci si domanda se quel ”nature” non si riferisca anche, forse, a qualcos’altro: alla natura umana in rapida trasformazione, che negozia la biologia con l’ipertecnologia e l’automazione, perdendo se stessa. Nei suoi scatti infatti raramente sono raffigurate persone, ma sono le persone che hanno costruito e fanno uso di quei manufatti tecnologici, protesi del corpo e dello spirito che si danno nei termini dell’assenza e della perdita, i nostri progressi e la nostra evoluzione tecnica con cui noi esseri umani ci dobbiamo fronteggiare, come direbbe Sigmund Freud. 

Struth si definisce ”creatore di immagini”. «Per me è questione di chiedersi in che modo qualcosa che non esisteva in precedenza nella mente si possa materializzare in un concetto e diventare parte della realtà». Questo è ciò che Struth documenta: le forme che l’immaginazione produce pensando per immagini. È tutta una questione di immaginazione. E infatti non aspettatevi di scoprire immediatamente cosa osservate: non sono presenti didascalie accanto alle opere. L’assenza descrittiva è una scelta dell’artista, che desiderava che la lettura fosse lasciata alla libera interpretazione dello spettatore. «Il pubblico – dichiara Struth – deve vedere, cercare da solo. È come mettere una barchetta di carta nell’acqua e qualcuno la vede, sperando che arrivi in porti diversi». È come narrare una storia che sarà il lettore a ricostruire, mentre scivola lungo i diversi rivoli della mente. C’è una mappa del percorso: riponetela nelle tasche e consultatela più tardi.

Fino al 22 aprile; MAST.PHOTOGALLERY, Bologna; Via Speranza, 42; info: www.mast.org

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