Il nudo nell’arte contemporanea

New York

Dalla Venere di Willendorf e l’Antica Grecia, da Picasso a Giacometti, il nudo è stato usato non solo per raffigurare la modella o il modello, ma soprattutto per rappresentare le emozioni e gli ideali dei diversi tempi e luoghi. Nel mondo globale e globalizzato di oggi, il nudo, soprattutto con l’invasione dei nuovi materiali e delle nuove tecnologie, assume un nuovo significato, sia nella creazione che nella diffusione dell’opera. La domanda allora sorge spontanea: in che modo il nudo è stato integrato nell’arte contemporanea ed è cambiato – ammesso che lo sia – per riflettere la società? Un tentativo di rispondere viene da oltreoceano, da Fresh!Nude!What’s nu(de) in contemporary art, la mostra appena inaugurata dalla galleria JanKossen Contemporary di New York e aperta fino al 9 febbraio. Undici gli artisti selezionati dalla open call di novembre: Michele Voigt, Erik Durant, Maggie Parvaneh, Joseph O’Neill, Fransisco Palomares, Bruno Perillo, Blaire Cahill, Michel Leroy, Ajuan Song, HakChul Kim, Christopher Parrott. Queste opere d’arte donano allo spettatore una lente attraverso cui vedere come ogni cultura interpreta la bellezza in maniera differente. Storicamente, il nudo è sempre stato visto da un punto di vista eroico, epico. Dall’antichità al rinascimento è stato il nudo maschile a prevalere, fino a quando nel diciannovesimo secolo il nudo femminile è diventato protagonista della rappresentazione, eredità che il nuovo millennio ha accolto. Con la modernità il nudo è passato dall’essere un’indicazione di eroismo al sintomo di una vulnerabilità, fino a diventare vera oggettivazione. A ciò si aggiungono le numerose e avanguardistiche tecniche di ritocco dell’immagine a fare da filtro tra noi e la figura, andando a incidere sul nostro concetto di bellezza. Se bisogna stabilire le caratteristiche fisiche che il corpo umano deve avere per definire i valori della società e quali di questi valori siano da includere nell’arte, sarà l’arte stessa a deciderlo. Un’autoreferenzialità di cui la JanKossen Contemporary evidentemente ha voluto parlare.

 Info: http://www.jankossen.com/exhibitions/current/installation/1879

 

 

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