Già in occasione della sua personale Soliloqui (2014), Florian Neufeldt aveva sorpreso il pubblico accogliendolo negli ambienti di una The Gallery Apart trasformata. La galleria era stata difatti privata della sua finestra principale al piano terreno e del termosifone – divenuto per l’occasione una sorta di scultura al centro della sala – creando un punto di raccordo facilitato verso l’esterno, creando nel gesto di apertura non solo fisica, ma anche reale, una cornice-contenitore che ne rendesse visibile lo spazio galleria-contenuto. In Sealed Vessels la consueta riflessione dell’artista tra contenitore e contenuto raggiunge i massimi livelli di traduzione scultorea e spaziale: la trasformazione stessa dello spazio della galleria, che come da consuetudine viene adattato alle richieste dell’artista ospitato, trova l’apice più alto mai raggiunto prima. Protagonisti delle installazioni scultoree sono due tipi antitetici di contenitore: da una parte le uova, contenitori di vita, di energia, simboli auratici di senso; dall’altra i sealed vessels per l’appunto, contenitori di gas liquido sigillati, anch’essi portatori di un significato forte e profondo, rappresentazione di una società contemporanea mercificata, scura, industrializzata, la cui aura è stata macchiata indelebilmente. Perfette e solide nelle loro diverse declinazioni, le uova si ergono come busti d’arte classica sui propri piedistalli, eterni simboli della natura che si contrappongono alla produzione seriale dettata dalle masse, all’inquinamento, ad oggetti creati dall’uomo per l’uomo stesso, a quell’uso e consumo che con la Natura in quanto tale non trova alcun punto in comune. La Natura si erge fiera sulla stratificazione industriale, in un equilibrio instabile che sembra pronto a rompersi.
Raggiunta la fine delle scale il piano seminterrato colpisce lo spettatore come una sorpresa: se da una parte si ha la sensazione di non essere mai stati prima in quel luogo, dall’altra si è subitamente raggiunti da un improvviso senso di oppressione. L’inscatolamento messo in opera da Neufeldt riesce a declinare il contenitore stesso dello spazio espositivo, ancora una volta, in contenuto allo stesso tempo; le opere incapsulate nel muro, eretto site-specific proprio per la mostra, fanno coincidere pieno e vuoto, forma e sostanza. L’area di movimento dello spettatore viene dunque forzatamente circoscritta, ridotta, costringendo il tempo dell’azione in un tempo schiacciato, lasciando aperto l’interrogativo su cosa vi sia al di là di quel muro artificiale. A compiere l’atto contemplativo dell’entrare letteralmente nella scatola è la ‘pesca profonda’ di Deep Fishing (2018), l’entrata in profondità nell’oggetto scultoreo, l’esplorazione profonda attraverso il mezzo del video come la luce che scende dalla superficie al fondale. Eppure non è lo svelamento il reale obiettivo dell’artista, non è la risoluzione dell’enigma, quanto il carattere fortemente evocativo dei contenitori creati: l’evocazione del contenuto trasforma il contenitore stesso, non importa che esso sia vuoto o che vi sia una stanza nascosta al di là del muro, quanto il significante espresso nelle sue forme.
Fino al 15 febbraio, Info: www.thegalleryapart.it