Ottobre 1968. ”Arte povera più azioni povere” agli Arsenali di Amalfi

Torino

Dal 13 ottobre al 31 marzo al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Ottobre 1968. ”arte povera più azioni povere” agli Arsenali di Amalfi. Una mostra di documentazione fotografica proveniente dall’archivio di Lia e Marcello Rumma, incentrata sulle fotografie scattate ad Amalfi nel 1968 da Bruno Manconi, che rivestono grande valore perché in alcuni casi si tratta dell’unica testimonianza esistente delle opere e delle azioni che hanno contraddistinto la mostra del 1968, riconosciuta dalla critica come una tra le mostre collettive più importanti in Europa a partire dagli anni Sessanta. Ottobre 1968. ”arte povera più azioni povere” agli Arsenali di Amalfi è organizzata in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI e del cinquantenario della rassegna arte povera più azioni povere e anticipa inoltre una serie di celebrazioni per il cinquantenario dell’evento di Amalfi e dedicate alla figura di Marcello Rumma.

Dal 4 al 6 ottobre del 1968 aveva luogo arte povera più azioni povere, allestita negli spazi degli antichi Arsenali di Amalfi, promossa da Marcello Rumma, illuminato collezionista, editore e mecenate, e curata da Germano Celant. La mostra ospitava il lavoro di alcuni tra i maggiori artisti e intellettuali degli anni ’60 che hanno rivoluzionato l’arte contemporanea a livello internazionale, anticipando le celebri mostre When Attitudes Become Form (Kunsthalle Bern, Berna; Institute of Contemporary Art, Londra, 1969), Op Losse Schroeven: Situaties and Cryptostructuren (Stedelijk Museum, Amsterdam, 1969) e documenta 5 (Kassel, 1972). La rassegna di Amalfi, che può essere considerata la prima mostra di arte povera tenutasi in uno spazio pubblico e il primo importante momento di internazionalizzazione degli artisti degli anni ’60, riuniva infatti anche i protagonisti dell’arte concettuale, del postminimalismo e della Land Art. Gli artisti erano: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Gilberto Zorio, a cui si sono aggiunti gli italiani Ableo, Paolo Icaro, Pietro Lista, Gino Marotta, Gianni Piacentino, e artisti europei, come l’inglese Richard Long e gli olandesi Jan Dibbets e Ger van Elk. Le opere presentate erano di natura processuale, c’erano azioni, happening e performance: per esempio Long stringeva le mani ai passanti, Icaro restaurava un angolo di un palazzo, Anne Marie Boetti affidava alle onde del mare una zattera in polistirolo, Dibbets collocava una linea bianca in mare e Alighiero Boetti presentava l’istallazione Shaman-Showman, la sua opera più effimera e performativa. Nelle giornate di Amalfi la dimensione laboratoriale si estendeva infine anche al dibattito critico, con alcune delle figure più importanti del momento, come Marcello Rumma, Germano Celant, Achille Bonito Oliva, Gillo Dorfles, Piero Gilardi, Filiberto Menna, Angelo Trimarco e Tommaso Trini che discutevano le nuove forme e possibilità dell’arte e del suo sistema, e il ruolo della critica in un contesto artistico in rapida mutazione.

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