Lars Tunbjörk, A view from the side

Stoccolma

Lars Tunbjörk (1956-2015) è uno de fotografi svedesi più celebri a livello internazionale; il suo lavoro si trova nelle collezioni del MOMA, del Centre Pompidou e alla Maison Européenne de la Photographie a Parigi. La sua influenza è ben esemplificata dall’espressione ”Tunbjörkare” o ”Tunbjörkland” che nei circoli fotografici svedesi si usa per indicare un’immagine o un luogo con qualità particolari, un’istantanea che riflette l’assurdo del quotidiano e una visione critica della vita. Una retrospettiva, A view from the side, curata dal fotografo Hasse Persson e dalla regista Maud Nycander, moglie di Tunbjörk, al museo Fotografiska di Stoccolma visibile ancora per pochi giorni e un libro pubblicato da Max Ström, Lars Tunbjörk, con una selezione di più di 250 fotografie, lo riscoprono. Tunbjörk all’inizio della sua carriera lavora come fotoreporter per quotidiani locali e nazionali come Borås Tidning, Stockholms Tidningen, Aftonbladet e Dagens Nyheter. Tuttavia il suo modo di osservare la realtà, cogliendone i dettagli e le stranezze, lo portano a esplorare nuove possibilità, e la sua fotografia diventa più personale. Tra umorismo, calore e oscurità, con un istinto per l’assurdo, per ciò che normalmente rimane sotto la superficie, le sue fotografie riescono a cogliere ciò che solitamente non viene visto, ponendo una domanda: ”Dovrebbe davvero essere così?”. Le sue sono immagini di centri commerciali in piccole città della provincia statunitense, di uffici giapponesi, oppure colgono il declino del welfare state di Borås, la sua città natale; è ”tra i primi a raccontare – affermano Nycander e Persson – la transizione a un capitalismo totalizzante, l’abbandono dei luoghi di incontro tradizionali, la ‘plastificazione’ delle nostre vite, il declino dello stato sociale”. I suoi scatti, intuitivi e universali, parlano all’inconscio collettivo; le sue serie, come le più iconiche Landet utom sig, Office, I Love Borås, Home, Dom alla e Vintercaratterizzate da una riconoscibile tavolozza di colori saturi e l’utilizzo del flash, sono il risultato di una scelta accurata di luoghi banali e quotidiani osservati nell’attesa che qualcosa accada. Paul Moakley, il vicedirettore della fotografia di TIME, scrive nel suo necrologio: “Con Lars ti sentivi meno solo e avevi la sensazione che comprendesse il grande abisso che ci circonda”.