Sono due le mostre, curate da Suzanne Pagé e Dieter Buchhart, che dal 3 ottobre al 4 gennaio abitano gli spazi della Fondazione Louis Vuitton a Parigi: Egon Schiele e Jean-Michel Basquiat. Vissuti alle estremità opposte del Novecento, la carriera di entrambi si è consumata rapidamente. Morti prematuramente a 28 anni, il primo a Vienna nel 1918, il secondo a New York nel 1988, in meno di un decennio sono diventati entrambi figure importanti nell’arte del loro secolo. Ciò che ha contraddistinto la loro breve vita è un’intensa e prolifica attività artistica: sono circa trecento i dipinti e diverse migliaia i disegni di Schiele, oltre un migliaio i dipinti e ancor di più i disegni di Basquiat. La loro è un’arte di rottura, che respinge modelli, convenzioni, canoni e gerarchie. Pur vicini per tanti aspetti, compresa una profonda necessità espressiva, evidente nella linea frammentata e tormentata di Schiele e in quella impetuosa e rabbiosa di Basquiat, a ogni artista viene dedicato uno spazio proprio.
Presentate separatamente, le due mostre rispettano le peculiarità espressive e il contesto storico e culturale di ognuno. Egon Schiele riunisce circa 120 opere tra disegni, gouaches e dipinti, si snoda attraverso quattro stanze elaborando il concetto di linea in altrettante sezioni. Jean-Michel Basquiat presenta 120 opere in un percorso che si articola in quattro diversi piani, ripercorrendo l’intera carriera dell’artista. Se la mostra dedicata a Schiele è la prima monografica dedicata all’artista austriaco da 25 anni a Parigi, quella su Basquiat riunisce per la prima volta la serie Heads e propone opere finora inedite in Europa.