Ha inaugurato nella la Sala delle Ciminiere del Mambo di Bologna That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine, una grande mostra collettiva che propone i lavori di 56 artisti riuniti dal giovane direttore Lorenzo Balbi con l’intento di fare il punto sulla situazione italiana, e in particolare sulla generazione ‘80/’90. Un progetto ambizioso, visitabile fino all’11 novembre che abbiamo analizzato col diretto interessato.
Quando nasce l’idea della mostra? E quali motivazioni ti hanno spinto a realizzare questo progetto?
«Nasce da due motivazioni principali: da un lato cominciare la mia esperienza al Mambo in coerenza con le mie esperienze formative e professionali recenti e dall’altro posizionare la nuova programmazione espositiva in continuità con quanto questa istituzione ha rappresentato nel suo passato: un luogo privilegiato per la valorizzazione e la promozione degli artisti italiani. La Galleria d’Arte Moderna di Bologna prima e il Mambo poi sono stati il palcoscenico di innumerevoli mostre e progetti dedicati ad artisti italiani giovani o all’inizio della loro carriera, basti pensare al ciclo di mostre Spazio Aperto coordinate da Dede Auregli tra il 1996 e il 2006 o il gran lavoro svolto da Gianfranco Maraniello con la collezione permanente la cui ultima sala è stata dedicata, primo museo in Italia, proprio all’arte giovane Italiana».
Conoscendo il tuo recente passato e la tua costante attenzione nei confronti della scena artistica giovane, possiamo affermare che That’s IT! è la prima vera mostra di Lorenzo Balbi nelle nuove vesti di direttore? Può essere considerata come la risultante di alcune delle traiettorie della tua ricerca curatoriale?
«Assolutamente sì. L’anno scorso ho applicato alla direzione artistica del Mambo con un preciso statement curatoriale: attenzione alle nuove generazioni di artisti, in particolari italiani, a media e approcci sperimentali o ricerche mai presentate prima in Italia. La mia prima mostra nella Sala delle Ciminiere va in questa precisa direzione. Negli ultimi anni alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ho avuto il privilegio di curare la Residenza per Giovani Curatori Stranieri; grazie a questo progetto ho potuto viaggiare in tutta Italia e conoscere moltissimi artisti, curatori, galleristi e addetti ai lavori. That’s IT! era l’occasione giusta per mettere a frutto queste relazioni e questa ricerca condotta sul campo».
La mostra presenta i lavori di 56 tra artisti e collettivi nati dal 1980 in avanti. Solo una piccolissima parte di questi proviene dall’Italia meridionale. La percentuale rasenta lo zero se consideriamo gli artisti che hanno base stabile al Sud. Statistica inutile o chiaro sintomo di qualcosa di più profondo?
«Il concept della mostra riguarda il tentativo di creare la rappresentazione di una generazione. Per farlo ho strutturato una lista di artisti ai quali ho chiesto di pensare a un’opera che potesse funzionare in questo contesto. Ovviamente non ho nessuna presunzione di esaustività e sono consapevole che molti sono gli artisti che si potrebbero aggiungere. Nella composizione della lista ho riflettuto sull’opportunità di bilanciare alcune caratteristiche come uomini/donne, Nord/Sud. Poi ho pensato che non sarebbe stato giusto: se la rappresentazione deve essere coerente non può essere forzata da queste imposizioni. È innegabile che per questa generazione gli artisti del Sud trovino più difficoltà a emergere rispetto a quelli del Nord, così come le artiste donne. Nella lista sono quindi di meno e spero che questa scelta, così come la tua domanda, possano contribuire ad approfondire il dibattito».
La mostra punta l’obiettivo sugli artisti italiani, molti dei quali attivi con successo anche all’estero. Ma l’Italia? Credi che le istituzioni italiane facciano abbastanza per i giovani artisti? Quanto ancora c’è da fare?
«Il sottotitolo della mostra Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta oltre il confine, prendendo in prestito le parole della poesia Arte e Confini di Bruno Munari pubblicata nel 1971, apre il dibattito sul significato della definizione nazionale per un artista contemporaneo. Come hai sottolineato, gli artisti di questa generazione viaggiano moltissimo, hanno percorsi di formazione diversificati, espongono in tutto il mondo, partecipano a residenze e progetti di scambio. In questo contesto che senso ha definire un artista come italiano? La collettiva prova a fornire una risposta e lo fa mettendo in mostra queste esperienze e questi percorsi: nella prima sala sono infatti esposte le biografie degli artisti in modo da fornire ai visitatori degli elementi di riflessione in questa chiave. Dalle biografie emerge come le istituzioni italiane facciano molto per gli artisti del nostro paese e le iniziative a loro rivolte siano in costante crescita, basti pensare a quanto sta facendo l’Italian Council o la nuova programmazione della Quadriennale di Roma».
Una riflessione sul tuo percorso. Da Torino a Bologna, da una grande istituzione privata a una rete museale composita. Qual è il tuo resoconto di questo primo tratto di strada?
«L’inaugurazione di That’s IT! coincideva con il mio primo anno a Bologna. Il bilancio è molto positivo: mi piace Torino, è la mia città e ho avuto grandi soddisfazioni lavorando alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ma dopo oltre 10 anni avevo voglia di cimentarmi in un nuovo contesto e intraprendere una nuova sfida professionale. Il salto più grande è stato passare dal lavoro di curatore a quello di direttore artistico di una istituzione pubblica; ho ancora molto da imparare, ma a livello di responsabilità sicuramente è molto più impegnativo. Guardo al futuro con fiducia e con grandi ambizioni grazie a uno staff eccezionale che mi supporta con grande professionalità e alla mia famiglia che mi accompagna in tutte queste nuove sfide».
Chi vincerà i Mondiali di calcio?
«Ho tifato molto per l’Uruguay e mi sarebbe piaciuto vedere una squadra africana alla fase finale (sarebbe stato un bel messaggio). Spero nella prima volta di Belgio o Croazia, ma credo sia la Francia la favorita».
Artisti in mostra:
Matilde Cassani (1980), Giuseppe De Mattia (1980), Margherita Moscardini (1981), Michele Sibiloni (1981), Riccardo Benassi (1982), Ludovica Carbotta (1982), Danilo Correale (1982), Andrea De Stefani (1982), Giulio Squillacciotti (1982), Marco Strappato (1982), Carlo Gabriele Tribbioli (1982), Ian Tweedy (1982), Invernomuto (Simone Trabucchi, 1982 e Simone Bertuzzi, 1983), Francesco Bertocco (1983), Giovanni Giaretta (1983), Lorenzo Senni (1983), Alberto Tadiello (1983), IOCOSE (Filippo Cuttica, 1983, Davide Prati, 1983, Matteo Cremonesi, 1984 e Paolo Ruffino, 1984), Elia Cantori (1984), Giulio Delvè (1984), Elena Mazzi (1984), Diego Tonus (1984), Calori&Maillard (Violette Maillard, 1984 e Letizia Calori, 1986), Federico Antonini (1985), Alessio D’Ellena (1985), Nicolò Degiorgis (1985), Riccardo Giacconi (1985), Adelita Husni-Bey (1985), Diego Marcon (1985), Ruth Beraha (1986), Elisa Caldana (1986), Roberto Fassone (1986), Francesco Fonassi (1986), Petrit Halilaj (1986), Andrea Kvas (1986), Beatrice Marchi (1986), The Cool Couple (Niccolò Benetton, 1986 e Simone Santilli, 1987), Filippo Bisagni (1987), Benni Bosetto (1987), Lia Cecchin (1987), Alessandro Di Pietro (1987), Stefano Serretta (1987), Giulia Cenci (1988), Tomaso De Luca (1988), Julia Frank (1988), Marco Giordano (1988), Orestis Mavroudis (1988), Valentina Furian (1989), Parasite 2.0 (Stefano Colombo, 1989, Eugenio Cosentino, 1989 e Luca Marullo, 1989), Alice Ronchi (1989), Emilio Vavarella (1989), Irene Fenara (1990), Angelo Licciardello (1990) & Francesco Tagliavia (1992), Caterina Morigi (1991), Margherita Raso (1991), Guendalina Cerruti (1992).