Nel 2011 usciva Cappuccetto rosso sangue, film tutt’altro che indimenticabile diretto da Catherine Hardwicke e interpretato da Amanda Seyfried e Gary Oldman. La pellicola rilegge in chiave fantasy (più che horror) la fiaba di Cappuccetto rosso, tra le favole europee più popolari al mondo (di cui esistono tante varianti, ma le versioni scritte più conosciute rimangono quella Charles Perrault e quella dei fratelli Grimm, rispettivamente del 1697 e del 1857). Dalla letteratura al cinema, dai cartoni animati alle serie tv fino ai videogame, questa narrazione è una grande fonte di ispirazione, e ha stuzzicato, in qualche modo, anche l’estro del prolifico Danijel Zezelj – date un’occhiata al suo sito: dzezelj.com – illustratore, fumettista e grafico di fama internazionale, che fa dell’eclettismo e della sperimentazione la sua cifra stilistica (le attività che porta avanti spaziano dalla pittura su tela alla street art, dall’animazione alle performance multimediale di live painting). Autore dell’ottimo Babilon, uscito lo scorso anno, Zezelj firma Cappuccetto rosso redux (cartonato, bianco e nero, 64 pagine, 15 euro) per Eris edizioni (che aveva già pubblicato il precedente wordless novel dell’artista croato). Già, perché anche in questo caso si tratta di una narrazione scevra di parole e dialoghi ”grazie a cui l’arte onirica e l’immaginario di questo grande artista esplodono con tutta la loro purezza in un’esperienza visiva cupa, feroce, di rara potenza grafica e psicologica”, riporta il comunicato della casa editrice.
Un’esagerazione? Solo in apparenza, perché l’arte di Zezelj è davvero qualcosa di impattante, che coinvolge profondamente il lettore. Forte di un uso sapiente del bianco e nero, destreggiandosi abilmente nei meandri di affascinanti composizioni espressioniste tra luci e ombre, l’artista nato a Zagabria non si limita – come hanno fatto, e tutt’ora fanno, alcuni suoi “colleghi” – a riproporre, in una chiave del tutto personale, una delle favole popolari più note. Piuttosto, sterza deciso verso un’importante riflessione nei confronti di un’opera classica che più classica non si può, facendo immergere (perdere, considerando l’ambiente boschivo) il lettore in un racconto dalle atmosfere sciamaniche. ”Sono assai importanti gli occhi, sono una specie di barometro”, scriveva il drammaturgo russo Mikhail Bulgakov. Smentito in Cappuccetto rosso redux, dove gli occhi della bambina – ma anche quelli del lupo e del cacciatore – tendono a scompaginarsi gli uni con gli altri, divenendo quasi indistinguibili. Al pari della ferocia del lupo e del cacciatore, che (in qualche modo) si fondono inesorabilmente. Prede che diventano predatori, rituali dalla doppia chiave interpretativa (benedizione o maledizione), incontri che si trasformano in scontri. Nel wordless novel di Zezelj – artista definito dal giornalista Vincenzo Mollica «un cantore visionario di questo fine millennio, uno dei pochi capace di materializzare quell’aria di apocalisse che respiriamo» – non c’è spazio per alcuna morale né lieto fine, men che mai per il “c’era una volta”. In questo lavoro la delicatezza delle favole è inserita come Fedez nella line-up di un festival metal. L’animo umano (animale?) non è mai stato così cupo.
Info: ww.erisedizioni.org