John Ruskin, Le pietre di Venezia

Venezia

È stato uno degli occhi del XIX secolo John Ruskin, poliedrico autore inglese noto soprattutto come teorico di architettura. Venezia, città che tanto ha amato nella sua vita, gli dedica un’importante retrospettiva che si concentra sulla sua produzione artistica. Schizzi, acquerelli, disegni, taccuini, fogli di appunti sono ordinati nelle sale di palazzo Ducale fino al 10 giugno. Una mostra importante curata da Anna Ottani che aiuta non solo a comprendere una delle personalità più affascinanti della seconda metà dell’Ottocento ma anche dell’intero periodo artistico dell’epoca che vive, soprattutto da un punto di vista architettonico, una forte crisi che lo porta a prendere come modelli stili passati come il romanico e il gotico.

Ed è proprio il fascino della rovina che Ruskin trova irresistibile nella città lagunare che studia come a vivisezionarla pietra per pietra riportando tutto sui suoi quaderni. Non è certo un caso che il suo libro più famoso si intitoli proprio Le pietre di Venezia, un testo a metà fra il racconto, la storia della città, il restauro architettonico, la critica nei confronti della modernità e il sogno di una città bellissima e utopica.

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