L’Iperuranio in una stanza

Non è necessario salire su una biga alata per arrivare nell’Iperuranio di David Lascaris. Ci pensano i soggetti misteriosi delle sue fotografie e le geometrie ipnotiche e quasi psichedeliche che ha portato negli spazi romani di Fondamenta a condurci nella sua personale interpretazione del mondo platonico delle idee. Il 15 Marzo è stata inaugurata infatti Uπερουράνιος (Iperuranio) la mostra del giovane artista ligure che fino al 29 marzo presenta per la prima volta in Italia i suoi lavori: trasparenti scatole in plexiglass che, quasi fluttuando sul bianco delle pareti, custodiscono fotografie a cui l’artista ha regalato la tridimensionalità. Si tratta di strati che riproducono la medesima immagine in gradazioni di colore diverse e la trasformano in ambientazioni oniriche, strani alieni, forme astratte ed elementi pittorici. Eppure sono luoghi e soggetti che l’autore stesso ha immortalato viaggiando. «Sono le Apnee – spiega l’artista – dettagli di paesaggi sottomarini, elementi acquatici e non solo, riproposti in serie, in cui la terza dimensione non è legata in maniera univoca alla bidimensionalità dell’immagine perché c’è una distanza tra un livello e l’altro. La distanza crea uno scostamento e nel movimento l’immagine si scioglie e si ricompone».

Trasformazione, divenire e liquidità sono i temi centrali dei lavori esposti ed è impossibile non rendersene conto: basta spostare lo sguardo di poco per accorgersi che l’opera che si ha di fronte è cambiata, si muove nella sua immobilità e gioca con i suoi riflessi. Il plexiglass è un contenitore che viene travalicato: la luce, attraversandolo, fa sì che l’immagine, il colore, superino i limiti imposti a priori e si proiettino sul muro creando nuove prospettive. Ma David conferma che a ispirarlo non è solo l’elemento naturale: «Nel 2012 – spiega – ho abitato per circa un anno a Pechino in un hutong e ho sperimentato che anche l’abitare è immateriale: non essendoci la cucina o i servizi igienici in casa, in queste antiche stradine è la strada che diventa la vera casa, il non costruito, un posto che non esiste ma esiste. Alla fine anche l’idea stessa di casa si trasforma in un concetto stereotipato».

Il disfacimento del genere e degli stereotipi ad esso connessi sono il perno concettuale dell’esposizione e sono ben rappresentati da Fluido di Genere una piramide bicolore da cui sgocciola lentamente acqua tinta di rosa e d’azzurro. Nella lastra a terra in cui confluiscono, i colori si mescolano in una nuova nuance, si fondono cancellando i limiti e i preconcetti della nostra mente. «Da esseri umani – aggiunge Lascaris – tendiamo a vedere la realtà fatta di entità separate, come i due colori nel prisma: invece la realtà rivela la sua liquidità in tante manifestazioni. Per il pigmento ho utilizzato delle ecoline, un prodotto alcolico, molto liquido, che con poche gocce colora tantissimo. È per questo che la goccia non macchia velocemente la teca». Per disfarsi dei preconcetti l’attesa è necessaria. 

Qui le foto dell’inaugurazione: tinyurl.com/yaw6zo9k
Fino al 29 marzo, Fondamenta; info: insideart.eu/fondamenta

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