Al Museo Fattori di Livorno inaugura il 28 luglio alle 17e30 la mostra Marge e altri paesaggi del Combat Prize 2016 premio speciale ”Fattori Contemporaneo” Paola Di Bello. La ricerca artistica di Paola Di Bello ben rappresenta le traiettorie che la fotografia europea ha intrapreso negli ultimi trent’anni, indirizzando i propri interessi nei confronti di modalità operative variegate, frutto dell’ibridazione tra la vocazione concettuale ereditata dalle generazioni precedenti e l’indagine sociale che vede l’uomo e il paesaggio al centro dei propri interessi. Negli anni Novanta si fa strada negli interessi dell’artista l’indagine dell’uomo contemporaneo come produttore di segni capaci di delineare i propri caratteri dominanti. Lo specifico punto di vista della fotografia e delle immagini video, quindi la differenza percettiva tra questi due linguaggi, è al centro di Video-Stadio, Espèce d’Espace, Il grande Piccolo e Le dodici fatiche di Marwa, quattro opere video presenti in mostra che indagano l’ambiguità del reale. Con questi lavori Di Bello introduce nella sua produzione l’utilizzo dell’immagine in movimento, che si rivela necessaria a mostrare la magia contenuta nei soggetti apparentemente più banali. In mostra anche un’ ampia serie fotografica dal titolo Concrete Island dove mobili e complementi d’arredo sono abbandonati ai bordi delle strade, dove il paesaggio viene capovolto. Un’azione destabilizzante che la Di Bello adotta anche in altre opere. L’artista utilizza la fotografia per vedere la realtà in modo differente rispetto a quanto i nostri occhi sono in grado di fare senza l’ausilio della macchina.
Anche l’indagine sul paesaggio, tema caro alla fotografia italiana, non tarda ad arrivare nell’opera di Paola Di Bello. In Fuoricampo è l’osservazione dei luoghi a farla da padrone, sempre guardati dall’autrice mediante una sorta di automatismo che si autoimpone. Anziché sentirsi libera di fotografare la porzione di spazio a lei più congeniale, Di Bello sceglie di guardare il paesaggio periferico della sua città natale, Napoli, tramite l’inquadratura offertagli dalle porte dei campetti da calcio più o meno improvvisati che si trovano nell’hinterland della città. È invece degli anni Duemila l’opera vincitrice del Combat Prize 2016, dove un’attenta indagine dei luoghi va a braccetto a interessanti conclusioni linguistiche rispetto alla fotografia e al suo particolare regime percettivo. Nella serie fotografica Marge de la Photographie il paesaggio continua a funzionare come tale, anche quando viene utilizzato soltanto il margine superiore e quello inferiore dell’immagine. L’occhio continua a vede un paesaggio anche laddove è presente solamente un collage di due superfici accostate più o meno casualmente.