Luce ricordata

L’esposizione che si è inaugurata lo scorso 22 giugno e che resterà aperta fino all’8 settembre alla Gagosian Gallery, ospita l’omaggio di un artista a un altro, attraverso il medium fotografico, nonché la prima mostra della fotografa a Roma. Sally Mann (1951, Lexington, Virginia) è un’apprezzata fotografa e borsista Guggenheim, riconosciuta nel 2001 come Miglior Fotografo Americano dal Time Magazine, il cui lavoro è stato motivo di ispirazione per due documentari: Blood Ties (1994) e What Remains (2007). Fra le mostre più importanti, si ricordano Sally Mann: What Remains, Corcoran Art Gallery, Washington, D.C. del 2004 e A Matter of Time, Fotografiska Museet, Stoccolma nel 2012.

Nell’esposizione romana, presentata in precedenza a New York e Parigi, viene utilizzata un’innata abilità per comporre una serie di lavori con un doppio intento: da una parte vi è l’ indubbio omaggio verso l’amico e mentore Cy Twombly (1928-2011) con cui la Mann condivideva anche il luogo di nascita e perciò anche la cultura e le origini; dall’altra parte il desiderio di cristallizzazione di un personaggio, di alcuni eventi che lo videro protagonista e di una dimensione intimistica, lontana dalla figura pubblica (Twombly negli ultimi anni della vita aveva vissuto nella tranquillità di Gaeta) ma non dalla figura di artista. All’interno delle foto gli elementi più forti sono la sua presenza fantasmatica, l’artista non è mai presente fisicamente negli scatti, incarnata da dettagli di opere, colori, pennelli, angoli della casa e dettagli simbolici e un uso morbido e caloroso della luce.

Quest’ultimo elemento provvede a trasformare le fotografie in opere immersive, in cui l’occhio della macchina, e di conseguenza quello della spettatore, entrano all’interno delle stanze in punta di piedi, senza disturbare, cercando quegli elementi che all’apparenza sembrerebbero insignificanti. Nell’opera Untitled (Open Book), per esempio, l’eleganza della statua sulla colonnina si impasta con l’uso voluto dello sfumato in contrapposizione con la luminosa stabilità del libro aperto; entrambi evocano un inno alla più alta passione per la cultura in un contesto casalingo e, se si vuole, anche artificialmente clandestino, come se si stesse appunto approfittando di un momento di assenza dei padroni di casa.

Il tema della casa è legato anche alla condivisione delle origini dei due artisti, provenienti dalla Virginia, in cui, come nella maggior parte delle località del sud degli Stati Uniti, sono tipici la cordialità e l’accoglienza sotto il proprio tetto. Scrive Sally Mann nella sua biografia quanto l’amicalità e lo spirito di Twombly le ricordasse la loro parte di Sud, bellissima e patinata, fuori dal tempo. Questo desiderio di atemporalità si riscontra ancora nello stile della fotografa, il quale cerca di cristallizzare il momento nella sicurezza degli oggetti, degli scorci e nella simbologia degli stessi; sono tipiche nel suo lavoro scene di vita umana in situazioni talvolta opposte, dall’idillio alla fragilità latente.

Del resto, anche il titolo della mostra Luce ricordata invoca questo desiderio di far affiorare un personaggio e il suo mondo attraverso la tecnica e il ricordo affettuoso di una amica e di una allieva, con l’inevitabile presenza dell’ammirazione. Sempre Mann dice «Non è una commemorazione, è qualcosa di vivo» poiché sono vive sia lo spirito che l’oggetto della ricerca. Sono momenti di vita eterna, incastonata tipicamente attraverso il medium quale la fotografia.

Fino all’8 settembre Gagosian Gallery, via Francesco Crispi 16, Roma; info www.gagosian.com

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