Abramović e il VR

Marina Abramović, Jeff Koons e Olafur Eliasson hanno unito le loro forse e hanno creato una nuova piattaforma online, Actute Art, presentandola in anteprima con i propri lavori alla Brilliant Minds di Stoccolma. Un ambiente virtuale aperto a tutti i giovani artisti emergenti dove caricare le proprie opere per approfondire le tematiche del cambiamento climatico, della natura e dell’affermazione di sé nel mondo virtuale.

Il video presentato dall’Abramović è Rising. L’artista utilizza la realtà virtuale per affrontare con il pubblico la crisi climatica. Nello spazio virtuale i visitatori si trovano faccia a faccia con lei, il suo avatar invita lo spettatore verso un serbatoio di vetro che lentamente si sta riempiendo d’acqua. Davanti a lui si sciolgono dei ghiacciai enormi, l’unico modo che ha per non morire affogato è bloccare il liquidare del ghiaccio. «In questo momento della mia carriera – dice l’artista – mi chiedo come trasferire energia da un corpo verso un altro corpo attraverso nuovi strumenti. Questo lavoro in VR solleva domande sull’impatto della tecnologia sulle nostre vite e tratta un problema urgente: il cambiamento climatico».

Koons, invece, ha realizzato Phryne che esplora temi di auto-affermazione e trascendenza nello spazio virtuale. Riprendendo il nome di una cortigiana della Grecia antica il progetto propone l’incontro dello spettatore con la dama che gli farà da guida in giro per il giardino che abita. «Ho usato la superficie metallica di Phryne – dice Koons – per portare l’affermazione di sé in VR. Puoi vedere il tuo riflesso sul corpo della ballerina come a testimoniare la tua presenza, la tua esistenza. Stimolare diverse percezioni di senso all’interno della realtà virtuale è un territorio nuovo e usare il VR come strumento per connettersi all’universale è una cosa meravigliosa».

L’artista danese-islandese Eliasson ha presentato Rainbow per esplorare fenomeni naturali. Nel suo mondo virtuale l’arcobaleno realizzato può essere visto solo se lo spettatore si muove correttamente mentre una tenda di pioggia gli maschera la vista. I visualizzatori portatili utilizzati da più spettatori contemporaneamente definiscono l’arcobaleno, così Eliasson riporta il lavoro su tematiche a lui più affini, come ci relazioniamo fra noi per fondare il concetto di sé. «Per questo – spiega l’artista – ho sviluppato Rainbow per ospitare molte persone nello stesso tempo. L’arcobaleno emerge solo attraverso il riconoscimento della presenza di altri, sperimentando l’impatto di altri nello spazio».

Info: www.acuteart.com

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