Meteorite al Quadraro

La nostra società, oramai, è sempre più incentrata sulla trasmissione di notizie che circolano in maniera virale sul web e che ci bombardano ogni giorno. Siamo intrappolati in un mondo globalizzato di cui però non possiamo farne a meno. Social network imperano inghiottendo buona parte del nostro tempo quotidiano. E il 29 maggio la pagina Facebook Cento News ha trasmesso il video, con commento annesso, della caduta di un meteorite sul quartiere romano del Quadraro, precisamente in via dei Quintili 144. Le telecamere di sorveglianza avevano registrato tutto, per fortuna non c’erano stati ingenti danni né alle cose, né alle persone. Questa notizia è diventata virale sul web fino ad avere 10 000 visualizzazioni.

Ma cosa si trova in via dei Quintili 144? La Galleria Spazio Y. Dopo due giorni è arrivata la smentita, era una delle tante, ennesime fake news. Immediatamente dopo si è svelato che tutto è scaturito dall’idea dell’artista Fiorenzo Zaffina che ha costruito l’intera operazione per parlare d’arte attraverso quello che è uno dei dilemmi principe che coinvolge il nostro vivere attuale. Qual è la verità? Cos’è reale e cosa virtuale? Come si conciliano le nostre esigenze conoscitive con ciò che assorbiamo dall’esterno? La nostra società non ci ha ancora dato risposte. E un’altra domanda si pone: quanto contano le idee? Molto: attraverso le idee si diffondono progresso e sensibilità. Zaffina, fin dagli anni ’90 ha sviluppato un personale linguaggio che ruota attorno allo scavo e all’intervento sui muri. Del muro coglie l’essenza, il ricordo che vi è contenuto, la stratificazione negli anni.

Evoluzione naturale è stato il trasferire questa modalità sul plexiglass. Nella mostra Meteorite a Spazio Y, con testo critico di Helia Hamedani e intervento di Cristian Stanescu, è intervenuto sulla porta, sul pavimento della galleria, come se veramente l’avesse attraversata un corpo celeste. E, all’interno, l’ospite, il meteorite, creato scavando un cubo di plexiglass, che cambia a seconda del punto di vista e della luce. In un’ambiguità percettiva voluta. Il tutto avvolto in una polvere fluorescente blu, suggestiva, e del colore appropriato per un corpo celeste. L’astrazione, fa di un cubo di materiale trasparente, un meteorite, e riesce a stravolgere il nostro modo di vedere le cose, cercando di porre l’attenzione sull’opera, ma anche sul principio da cui deriva, nel collegamento fra lo spazio celeste e ciò che stiamo facendo alla vita sulla terra, in una società che sta diventando ai limiti dell’umano.

Non c’è più tempo per riflettere, non c’è più possibilità di scappare da ciò che in maniera subliminale ci viene imposto. L’operazione di Zaffina è un grido di allarme come ce ne dovrebbero essere altri, che ha come oggetto l’arte, ma si estende a raggio verso la comprensione delle persone più differenti, grazie al web. Il meteorite di Zaffina è una sorta di presenza extraterrestre che ci collega figurativamente all’universo intero. Macro e micro si relazionano nell’’idea affascinante che siamo collegati con le stelle.

Fino 27 giugno, Spazio Y via dei Quintili 144, Roma; info: www.spazioy.com