Mountain Lion Attacking a Dog

La rivoluzione rinascimentale passò in primo luogo dallo studio delle sculture di età classica. Durante la fine del ‘400 e l’inizio del XVI secolo le scoperte di natura archeologica, come ad esempio i celebri ritrovamenti dell’Apollo del Belvedere e del gruppo scultoreo del Laocoonte, misero in dubbio le certezze di un’antichità estranea ai moti psicologici di un espressionismo di natura drammatica. La scoperta della produzione artistica greca e romana pose le basi di un’inedita ricerca stilistica che in prima istanza influenzò e diede vita ai grandi capolavori di Michelangelo.

In questa breve premessa storiografica si cela lo studio che coinvolge l’opera di uno degli artisti americani più celebri e osannati del nostro tempo: Charles Ray. In occasione del suo progetto espositivo aperto fino al 2 luglio nella sede dell’American Academy di Roma, l’artista ha spiegato l’origine della sua ricerca scultorea e l’influenza che l’arte classica ha avuto nel suo percorso professionale.

Due opere rappresentano il nucleo portante di Mountain Lion attacking a dog, Ray riflette sulla condizione umana, sul contesto sociale e sull’evoluzione del tempo contemporaneo grazie a riferimenti stilistici provenienti dalla produzione ellenica e dall’impero romano.

Shoe Tie, opera datata 2012, ripercorre il prototipo dello Spinario, scultura in bronzo custodita ai Musei Capitolini che vanta molteplici varianti, datata tra il III e il I secolo a.c., l’opera raffigura un giovane seduto con le gambe accavallate che tenta di estrarre dal piede sinistro una spina. La versione di Ray è un autoritratto nudo, l’artista coglie in un gesto, quello di allacciarsi le scarpe, tutta la vulnerabilità e la fragilità dell’essere umano. Come ha raccontato durante una conferenza aperta al pubblico, Ray, originario di Chicago ma di base a Los Angeles, è solito fare delle escursioni sulle Santa Monica Mountains, un luogo selvaggio e dalla natura lussureggiante che ospita numerosi leoni di montagna, proprio quel gesto di allacciarsi una scarpa, così semplice e innocuo, diventa un monito di pericolo, un elemento di caducità che segna il confine labile tra la vita e la morte.

Il filo conduttore dell’esposizione, sotto la sapiente curatela di Peter Benson Miller, è un sentimento d’impotenza, lo si percepisce verosimilmente nel gruppo scultoreo che dona il titolo alla mostra e che viene presentato per la prima volta al pubblico in una versione totalmente inedita. Mountain Lion Attacking a Dog è l’esegesi di un gesto efferato: il leone di montagna viene colto nel momento in cui sta azzannando un cane, in una presa letale e travolgente.

Anche in questo caso Ray guarda e osserva l’antichità, il suo exemplum deriva dall’opera greca del IV secolo a.c. Leone attacca un cavallo, conservato ai Musei Capitolini, dove un restauro di epoca rinascimentale reintegrò la testa mancante del cavallo, producendo un effetto che ai nostri occhi l’artista percepisce al limite del Kitsch.

La produzione di Ray denota e sonda gli aspetti iconografici della nostra società in una chiave estetica che non ammette compromessi, ma che descrive la natura umana in ogni sua compagine sociale. Una riflessione sul mondo e sulla fragilità dell’uomo, l’opera di Ray è l’esemplificazione perfetta di un nuovo umanesimo.

Fino al 2 luglio;  American Academy in Rome, via Angelo Masina 5, Roma; info: www.aarome.org

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