Con la magnifica retrospettiva dedicata ad Arman, compianto artista franco americano, Emmanuele Emanuele, vulcanico presidente della Fondazione Terzo Pilastro, scrive un’altra pagina della recente storia culturale della Capitale. Dopo aver portato gli street artist nelle desolate periferie romane o un artista di denuncia come Banksy nelle sale di Palazzo Cipolla, con la mostra dedicata ad Arman Emanuele colma ora un altro vuoto: rende finalmente il giusto omaggio a questo straordinario “archeologo del futuro” morto nel 2005, che da oltre quindici anni mancava da Roma. La mostra, aperta dal 5 maggio al 23 luglio, è stata promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro, Italia e Mediterraneo in collaborazione con la Arman Marital Trust, Marisa Del Re, Corice Arman Trustee e con il supporto tecnico di Civita. L’allestimento, curato da un maestro come Germano Celant, consiste in una retrospettiva completa sul lavoro dell’artista francese naturalizzato americano. Sono infatti esposte circa settanta opere che vanno dagli esordi negli anni cinquanta fino agli ultimi lavori dei primi anni del duemila. Un percorso narrativo che punta a ricostruire e valorizzare una poetica ricercata ed intensa che in 50 anni di attività ha reso Arman un artista unico nel suo genere. Celant ha ricreato un percorso narrativo felice ed efficace, lavorando intensamente sia per serie sia con opere singole, costruendo un corpus articolato tra pittura e scultura, assemblage e ready-made, senza dimenticare il disegno e l’azione.
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«Sono davvero lieto di ospitare a Palazzo Cipolla questa retrospettiva di Arman, a distanza di ben tre lustri dall’ultima esposizione a lui dedicata nel nostro Paese», ha detto Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo. «Ho avuto modo di conoscere personalmente l’artista attraverso l’amico gallerista Giorgio Marconi durante gli anni della mia gioventù a Milano, quegli indimenticabili anni Sessanta in cui la città era – prosegue Emanuele – un grande laboratorio, e la vitalità di una società in rapida evoluzione economica e culturale trovava la propria espressione in una scena artistica dinamica e internazionale. Arman fu un autorevole esponente di quel Nouveau Réalisme che, come per il New Dada e la Pop Art, ha fatto un uso assiduo del recupero dell’oggetto, anche del più dozzinale o di quello ridotto ormai ad un rifiuto, con intenti compositivi stupefacenti, spesso ironici ed a volte anche giocosi», conclude Emanuele. L’elaborazione delle idee di raccolta e collezione è presente sia nei ‘Cachets’, in cui l’artista fa uso di obliterazioni con timbri a inchiostro misti a interventi pittorici, sia nelle ‘Accumulations’ di oggetti e utensili. A opere delle serie ‘Poubelles’ e ‘Inclusions’, sia in cemento sia in resina, sono affidate invece le riflessioni sul concetto di scarto o resto, anche nella sua forma archeologica. Altrove, come nelle ‘Colères’ o ‘Rages’ degli anni sessanta, o nei recenti ‘Sandwich Combo’, della fine dei novanta, Arman esplora l’annullamento della funzionalità di un oggetto attraverso la sua scomposizione o distruzione. L’atto di rendere disfunzionale uno strumento d’uso può avvenire sia mediante la sua demolizione sia tramite interventi di ibridazione tra due soggetti – come un frigorifero e un carrello della spesa, ‘Du Producteur au Consommateur’ (1997), o un pianoforte e un letto a baldacchino, ‘Eine Klein Nacht Musik’ (2000).
Le opere di Arman tornano in Italia dopo più di quindici anni dall’ultima antologica a lui dedicata, arricchite della presenza dei più recenti lavori monumentali, a mostrare l’ironia del suo muoversi nella contemporaneità, con lo straordinario eclettismo nell’uso di diversi media e la curiosità sempre rinnovata per le differenti sperimentazioni artistiche. Alla base della sua concezione artistica vi sono le Accumulazioni, i cui soggetti sono costituiti da oggetti di uso quotidiano. La sua opera è stata inclusa di recente nella mostra del 2015 del Guggenheim ‘ZERO: Countdown to Tomorrow. 1950s-1960s’ e gli è stata dedicata un’importante retrospettiva presso il Centre Georges Pompidou di Parigi nel 2010.
Dal 5 maggio al 23 luglio, IInfo: www.fondazioneterzopilastro.it; www.civita.it