Villa Casati Stampa di Soncino è una dimora antica e sontuosa, una location ideale per la mostra in corso in questi giorni, Post-Tradition a cura di Sara Cusaro e Marco Roberto Marelliche e promossa da forme Uniche. Gli artisti che espongono negli ampi ambienti di Villa Casati sono Giulio Zanet e 108 (al secolo Guido Bisagni). Due artisti diversi tra loro, un pittore e uno street artist uniti in questa occasione nella loro identica “fuga dalla creatività diffusa”, come hanno scritto i curatori. Il loro è un lavoro che cerca di sganciarsi dalle pratiche creative quotidiane che affidano molto del fare artistico alla tecnologia imperante capace in poco tempo con povere e miserrime idee di confezionare un prodotto che in qualche modo possa essere definito artistico per immetterlo nel circuito dell’arte. L’evento artistico di Zanet e 108 diventa così nella dimora di Muggiò una fuga che trova qui il suo rifugio, lontano dai caotici centri urbani, metropolitani e onnivori. Fino al 26 marzo le loro opere sistemate in ambienti quieti e aulici, offrono la possibilità, forse non per caso, di un’illusione che sospenda momentaneamente dal nostro colpo d’occhio la contemporaneità dei nostri giorni, chiassosa e ridondante.
Il loro operare è pittorico e materico, risultato al netto di manualità e ideazione, immaginazione e pensiero, nessuna contaminazione tecnologica entra nella loro arte. Sono due giovani artisti ben affermati nel panorama artistico contemporaneo, con decine di esposizioni alle spalle. Guido conosciuto come 108 è esponente dei Post-Graffitismo, le sue grandi forme colorate compaiono già alla fine degli anni Novanta nelle strade di Milano, Berlino, Londra, New York e Parigi Nel 2007 dipinge per la Biennale di Venezia l’Arsenale cittadino con l’artista internazionale J.R. Ed oggi continua la sua ricerca su forma e colore. Con mezzi e tecniche diverse la stessa ricerca appartiene anche a Giulio Zanet, che con 108 condivide l’esperienza della Biennale di Venezia nel 2013 con il progetto We have arrived nowhere. Zanet ha studiato arte a Brera e ha iniziato con un’arte figurativa, utilizzata spesso mista alla tecnica del collage per poi abbandonarla sempre più, liberandosi dall’ancoraggio figurativo della forma umana e di altre forme che invadono il nostro quotidiano. L’astrazione, le forme geometriche delle linee, dei punti, delle onde, sono così diventate i suoi paesaggi e ritratti identitarie, frutto di un lavoro di immaginazione ed elaborazione che pur ha inizio nella realtà. Le sue campiture astratte e architettoniche sono tutt’uno con il movimento, il gesto che la mano fa fare ai colori sulla tela dove i colori si accostano, si sovrappongono, si incontrano.
Fino al 26 marzo, Info: posttradition.wordpress.com