Magazzino, questo il nome italiano di uno spazio che aprirà le porte solo il 28 giugno nella periferia di New York. Nome italiano perché la costruzione è dedicata all’arte dal dopoguerra italiana fino ai nostri giorni. Promosso dai collezionisti Giorgio Spanu e Nancy Olnick, Magazzino nasce inizialmente come un luogo per ospitare i numerosi pezzi della coppia italo-americana amante soprattutto dell’arte povera, considerata da entrambi l’ultima vera avanguardia nel Novecento. Non è allora un caso che a inaugurare Magazzino sia proprio una mostra dedicata al movimento fondato da Germano Celant oramai cinquant’anni fa. A dirigere il tutto l’italiano Vittorio Calabrese che avrà l’arduo compito di gestire i 1.850 metri quadrati di spazio espositivo, più una biblioteca con altre cinque mila titoli tutti dedicati all’arte italiana dal secondo dopo guerra nella struttura progettata dall’architetto spagnolo Miguel Quismondo.
Fra gli artisti esposti nella prima mostra troviamo in circa settanta pezzi i nomi più importanti dell’arte povera: Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone e Michelangelo Pistoletto. Ma Calabrese è stato chiaro: «Non voglio essere frainteseo, non stiamo aprendo un museo di arte povera. Questo non è un museo, prima di tutto, e questa non è arte povera. È così che la vediamo. Stiamo – continua su Artnews – aprendo un magazzino, non siamo una fondazione. La nostra missione è condividere la collezione di Olnick e Spanu per creare un’organizzazione che ospiterà i lavori». Info: http://magazzino.org