La villa progettata da Giò Ponti a Teheran rischia di essere demolita, al suo posto un albergo a cinque stelle su venti piani. La costruzione realizzata fra il 1957 e il 1964 è chiamata Nemazee in onore del suo primo proprietario, Nemazee Shafi, un ricco uomo d’affari iracheno che ha commissionato il lavoro al famoso architetto italiano. La costruzione è l’unica rimasta in Medio Oriente firmata da Ponti dopo la parziale distruzione sotto i bombardamenti statunitensi a Baghdad del palazzo degli uffici amministrativi. Sparsa la notizia il mondo dell’arte si è mobilitato per proteggere il progetto iraniano di Ponti tanto che Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, ha presentato una interrogazione ai Ministri degli Esteri Alfano e dei Beni Culturali Franceschini.
Nel 2012 l’attuale proprietario della villa, il nome non è mai stato rivelato, sotto la presidenza dell’ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad, ha richiesto di far uscire l’architettura dalla lista del patrimonio nazionale sotto la quale la villa di Ponti era protetta per liberare 8 mila metri quadrati di terreno utili per costruire un albergo. All’epoca il consenso è stato dato ma l’entrata in scena del presidente più moderato Hassan Rohani nel 2013 ha rimesso in discussione il permesso. La villa infatti non è mai più uscita dalla lista. Il proprietario, però, ha portato le vicende in tribunale e nell’agosto del 2016 è stato emesso il verdetto in favore del proprietario. Al momento è aperta una petizione online per fermare la demolizione che ha già raggiunto quasi sette mila firme.