L’arte di Giovanni Frangi è un ibrido pronto all’uso, opere di cicli e epoche differenti dialogano infatti indisturbate con un’attitudine site specific: così accade ancora una volta come nelle sale di Palazzo Fabroni a Pistoia, con la personale Prêt-à-porter a cura di Giovanni Agosti, evento che si inserisce nel programma ideato per Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017. L’esposizione è visitabile fino al 2 aprile prossimo: grandi tele appese, altre sospese a un filo come tessuti “pronti da portare” e ancora disegni, paraventi dipinti, coinvolgono lo spettatore in una spontaneità immediatamente fruibile e godibile, che facilmente richiama l’attitudine genuina della natura, vera ossessione di Frangi che si materializza in puntale racconto del reale, ove solo alla pittura è concesso d’indagare con fervore mediante una rappresentazione che è lo scarto tra idea di partenza e risultato finale.
Le opere di Frangi, poste in una condizione di costante autorelazione, non solo si rapportano l’un l’altra, bensì intersecano un rapporto quasi inscindibile con il luogo: così accade per le opere che dalle vetrate del palazzo si affacciano su via Sant’Andrea (dove l’omonima chiesa romanica presenta le strisce bicrome), realizzate in bianco e nero, che come cosmici monoliti negano il colore quasi fossero achromes: un visore in legno occupa il centro della prima sala, segue poi l’incisione al carborundum, e ancora un paravento della serie Japan, nel quale trova spazio soltanto qualche fugace sprazzo di azzurro; al grande tendone Gilbert e ad una tela dipinta ad olio, seguono poi le tele George, dove su un assoluto e risoluto nero si rincorrono segni bianchi a pastello, e San Lorenzo, la notte nera nella quale grumi di colore sono caduti come stelle copiose. È interessante osservare come le bicromie di Frangi, che si stagliano maestose, siano vivacemente intervallate da opere a colori fortemente impattanti: alla tela Heliconia Paradise di medio formato dipinta a olio e allo stendardo enorme e slabbrato Rousseau, fanno seguito le carte colorate e scarne della serie Visto dal mare, mentre tre teloni di Lotteria Farnese (i restanti sono esposti sul ponte che collega le due ali del secondo piano di Palazzo Fabroni) dialogano con tele consunte dalla candeggina e con i quadri che ritraggono ninfee. Lo scenario inscenato da Frangi è una mescolanza entropica che pone in essere un contatto diretto e totalizzante tra opera e spettatore, tra spettatore e luogo, tra luogo e opera, tra le opere stesse: un’arte “prêt-à-porter” che ridefinisce la realtà di luoghi osservati, vissuti e poi dipinti. Info: www.palazzofabroni.it/giovannifrangi/mostra