Il MoMA, il Museo d’arte moderna di New York, si ribella a Donald Trump. E lo fa con lo strumento più potente in suo possesso, l’arte. In particolare, in segno di protesta conto il decreto sull’immigrazione del presidente, il museo ha deciso di esporre nell’area della sua collezione permanente i lavori degli artisti provenienti dai Paesi musulmani messi al bando da Trump (Iran, Iraq, Yemen, Somalia, Sudan, Siria e Libia). Così, al posto di Picasso è stato inserito un modernista sudanese, Ibrahim el-Salahi. Di fronte alla celebre Notte stellata di Vincent Van Gogh un astratto panorama di Hong Kong dipinto da Zaha Hadid, l’archistar anglo-irachena. E ancora affianco alla Danza di Matisse, è stato esposto lavoro dai tratti primitivi dell’iraniano Charles Hossein Zenderoudi. Accanto a ogni opera il museo ha affisso il seguente messaggio: “Questo è il lavoro di un artista di uno dei Paesi ai cui cittadini è negato l’ingresso negli Stati Uniti, secondo il decreto del presidente. Questo è uno dei lavori della collezione del museo installati per affermare l’ideale di libertà come vitale per il museo e per gli Stati Uniti”. Fino ad ora, il gesto più potente arrivato da un’istituzione culturale.