Come ogni anno dal 2014, Paratissima, fiera torinese dedicata all’arte contemporanea, promuove N.I.C.E (New Independent Curatorial Experience), un corso per giovani curatori che si pone non soltanto come occasione formativa teorica, ma anche come luogo di esperienza pratica. Un progetto che vuole preparare aspiranti curatori alle prime armi alle procedure allestitive e alle difficoltà a cui bisogna far fronte una volta avviato questo tipo di professione. Ma non solo, anche a farli appassionare a un mestiere che negli anni si è modificato profondamente fino a diventare, ormai, una vera e propria forma d’arte. Hans Ulrich Obrist ricorda, nel testo Fare una mostra che “secondo Boetti, il curatore deve aiutare gli artisti a realizzare i loro sogni impossibili”. Una bella responsabilità, da un lato, dall’altro anche un’occasione per stare a stretto contatto con gli artisti e conoscere meglio di chiunque altro la magia che si nasconde dietro alla nascita di un’esposizione. Prendere parte a N.I.C.E è ancora possibile fino al 22 febbraio, qui trovate tutte le informazioni per iscrivervi all’edizione 2017 del corso.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, è necessario però uno sguardo sulle mostre curate lo scorso anno dagli iscritti al corso. Nove progetti che dal 2 al 6 novembre hanno riunito una decina di artisti selezionati tramite call e regolarmente iscritti alla manifestazione. Attraverso percorsi molto diversi tra loro, i giovani curatori hanno saputo trattare chi in modo più astratto chi in modo più analitico tematiche di carattere profondamente attuale. A cominciare dal primo lavoro, In Absentia, a cura di Laura Bianchessi e Stefania Valleise, incentrato sul concetto di assenza nella società contemporanea. Un tema che, attraverso lavori di artisti come Daniela Capaccioli, Nina Carini, Ignazio Fresu, riguarda la necessità di andare oltre l’apparenza del corpo ma non per questo penalizzare contenuti e significati. Infiniti labirinti è invece il titolo del progetto curato da Aurora Bolandin e Flaminia Valentini, una metafora della ricerca di una via d’uscita dalla complessità della vita. Convenzioni, burocrazia, metropoli, comunicazioni, internet, sono questi gli infiniti labirinti in cui l’uomo rischia di perdersi ma un percorso interiore può condurre a una riflessione costruttiva sul senso dell’esistenza e lo dimostrano artisti come Miguel Rosciano, Sartorius e Flavio Senoner. Mutabilia, a cura di Valeria Serafini ed Eloisa Tolu, porta invece l’attenzione sulla trasformazione, un concetto che, se indotto, è in grado di creare slittamenti semantici e inedite forme identitarie. Grazie al riciclo, alla decontestualizzazione è possibile mutare qualcosa di riconoscibile in qualcosa di inedito, come i lavori di Irene Caroni, Agnese Cattani e Cotopaxi. Una ricerca affine è quella di Cumulus, la mostra a firma di Corradina Rosetti e Ylenia Rose Testore, in cui a mutare significato sono oggetti del quotidiano, esperienze e ossessioni de passato, alla ricerca di una diversa percezione della realtà. A dimostrarlo opere come quelle di Francesca Lupo, Francesca Pedranghelu, Riccardo Schiavon.
La contraddizione e il paradosso sono gli oggetti di indagine di Paradox, curata da Simona Cirelli e Maria Azahara Hernando Ibáñez. Qui passato, presente e futuro, vivono in un’unico tempo sincronico, lo spazio si dilata sino alla percezione di un ordine altro della realtà, attraverso i lavori di Ando, Chiara Bianco e Nazareno Biondo, per citarne alcuni. Questo unico tempo si fa concreto in The slow disappearance of meaning and truth, di Eleonora Angela Maria Ignazzi e Francesca Pich. Un progetto che, attraverso le riflessioni di lavori come quelli di Giovanni De Gara e Gianfranco Ferlazzo, analizza il contesto quotidiano dominato dal flusso dei dati informatici, in cui il linguaggio diventa al contempo strumento di violenza e strumento di condivisione. Un aspetto, quest’ultimo, in grado di stimolare una sensibilità collettiva.
Una simile potenza sociale emerge in Under Control, a cura di Sabrina Losenno e Roberta Reginella, in cui una serie di artisti come Cinzia Carantoni e Luigi Citarrella si ribellano alle convenzioni di un sistema che, ormai, ha plasmato il nostro inconscio e strumentalizzato i nostri gusti, spingendoci a riflettere. Ne La rete di Indra di Rachele Re e Licia Marie Toccaceli (che coinvolge artisti come Luciano Caggianello e Federico Piccolo) tutti gli elementi dell’universo sono connessi tra loro. Dalle reti neuronali a quelle sociali ed informatiche, dalle reti stradali ai legami invisibili, ogni azione contribuisce a tessere una trama fitta e complessa. Infine Learning to fly, firmato da Laura Tota, è un’indagine sul mito del volo, tòpos tra i più citati nell’iconografia artistica passata. L’uomo tuttavia, continua a muoversi al confine tra il desiderio e l’impossibilità di volare e questo progetto dimostra che la sua sfida è da considerarsi tutt’altro che conclusa. Lo dimostrano opere come quelle di Riccardo Bandiera e Alessia Barucchi.
Per tutte le info e per conoscere i nomi degli artisti coinvolti: paratissima.it/x/n-i-c-e-2016