Estratto da Luce con muri edito da Skira, scritto da Michele Mozzati e dedicato a Hopper

Milano

Luce con muri è il titolo del libro pubblicato da Skira e dedicato a uno dei più amati pittori della storia dell’arte: Edward Hopper. A scriverlo è Michele Mozzati che preferisce presentare l’artista attraverso le sue opere. O meglio, preferisce presentare al lettore la sua visione dei capolavori Hopperiani. In un misto di storia dell’arte, poesia e suggestioni, Mozzati passa in rassegna varie opere del pittore statunitense rivelando particolari, scoprendo dettagli ceh diventano una ginnastica per gli occhi abituati a vedere questi capolavori senza mai osservarli veramente. Riportiamo un’estratto dal libro, il pensiero dell’autore su uno dei quadro di Hopper, Rooms by the Sea.

”Il mare ce lo immaginiamo, noi gente d’asfalto.
Incorniciato da una porta troppo piccola.
Da una finestra lasciata inavvertitamente aperta sul cielo, che del mare è l’eguale contrario. Così profondi da perderli entrambi, a pensarli.
Il mare sono occhi – i tuoi – come onde minime o tempeste. Sono quegli occhi aperti dentro ai miei che si riempivano di umidi- tà, quando provavi a cancellarti per regalarmi l’emozione di averti davvero.
Il mare è tutto questo. Lo penso guardando il soffitto alto di questa antica casa del centro con i tram che mi passano dentro e una musica lontana ad accarezzare le tempie.
Il mare. A volte ce l’immaginiamo così forte da dimenticarcelo su una tela o su un plafone di città.
Senza ricordarci più se era Nord o Sud. Se tutta quella luce era sole del pomeriggio o raggi morbidi del mattino.
I tuoi occhi è più facile. Quelli, a ricordarli, basta pensarti ancora calda di sole, fresca sui seni, i capelli camomilla appena umidi di doccia. Lo vedi il divano cremisi dietro alla parete? Concentrati. Ora lo vedi bene, davanti al cassettone in noce. Lì ci siamo amati per la prima volta. Luce ce n’era tanta, e un quadro, forse solo una stampa, sopra di noi, al muro. Ma non ricordo più quale mare c’era in quel quadro di mare. E se dentro c’era un’altra stanza con un quadro. E del mare.
Perché la vita è un dentro continuo. Come una scatola cinese. Forse non si esce mai, non si esce più. Sempre più in fondo, sempre più lontano. Basta che alla fine ci sia una porta che guarda il mare, con tutta quella luce”.