Alla fine della fiera arriva Michela Pomaro con la sua personale alla Galleria Monopoli a Lambrate, a cura di Giovanni Agosti. La mostra, dal titolo Alla fin della fiera (All in all) appunto, è concepita tramite due grandi installazioni che campeggiano negli spazi della galleria, irradiati di luce blu al neon, indispensabile per assaporare il gelato di un bancone a grandezza naturale popolato da vivaci vaschette ricolme di resine fluorescenti, materia traboccante e volutamente eccessiva, a tratti ridondante: così accade anche per il reparto frutta e verdura di un immaginario supermercato tra il surreale e il trasognato, proprio di un impatto visivo che incolla all’opera e costringe a osservarla nel dettaglio.
Gli angoli del quotidiano inscenati da Pomaro, luoghi ordinari che divengono spazi contemplativi e meditativi, celebrano l’abitudine con dignità rivisitata, rielaborata per offrire allo spettatore un differente sguardo sul mondo che li abita e li vive, per ricordare che ogni sprazzo dell’esistenza inevitabilmente ci riguarda e ci racconta. Le sue opere non sono soltanto divertenti e immediate, ma concettualmente rivelano una ricerca e un gusto affini all’arte del cinema: senza fatica si può immaginare una donna comune, appartenente alla classe operaia come la madre di Alex De Large in Arancia Meccanica, aggirarsi in quei ricreati spazi quotidiani ma al contempo surreali, che risultano quindi squisitamente ricercati, o che quasi toccano le corde del perenne paradosso lynchiano. Colpo di genio è sicuramente la scelta del formato del catalogo dell’esposizione: un blocchetto degli assegni che diviene opera installativa affine alla Merda d’artista di Manzoni. Un’insolita esperienza visiva da gustare fino al 10 gennaio prossimo. Info: www.galleriamonopoli.com