Club to club, pronti?

Club to Club è molto di più di un festival di musica elettronica, «indaga la relazione tra avanguardia musicale elettronica e nuovo pop» proprio come racconta il direttore artistico Sergio Ricciardone. Riconosciuto come uno dei più importanti festival italiani di musica elettronica, di grande rilievo anche nel panorama internazionale, il Club To Club – al Lingotto di Torino dal 2 al 5 novembre – compie 16 anni e li festeggia con un cartellone che propone oltre 50 artisti provenienti da 15 paesi fra cui 18 in esclusiva e 12 prime assolute per l’Italia. Un momento unico per dare uno sguardo a 360 gradi al panorama della musica contemporanea tra elettronica pop e suoni sperimentali.

Hai detto più volte che «ogni festival è organico alla città in cui si svolge», e siamo tutti d’accordo che Torino sta vivendo una rinascita culturale senza precedenti.
«Club to club indaga la relazione tra avanguardia musicale elettronica e nuovo pop. E questa sedicesima edizione attesta ulteriormente quanto il festival sia divenuto il più importante appuntamento in Italia in quest’area sonora».

Una conseguenza potrebbe essere anche un cambio o un’evoluzione della night life sabauda? San Salvario, Vanchiglia, i Murazzi, per fare qualche esempio, sono quartieri in forte ripresa da questo punto di vista.
«È un’evoluzione costante, anche se devo dire che – a parte qualche eccezione – i club sono praticamente spariti dalla città. È un fenomeno globalmente diffuso e non soltanto torinese: nell’immaginario del pubblico più accorto alla musica più innovativa, i festival stanno prevalendo ovunque».

In che modo si è evoluto il Club To Club alla luce di questo legame organico?
«Il festival era nato quindici anni fa grazie all’esperienza fatta con la clubnight Xplosiva, e che ci ha portati a creare un’Associazione per pensare a progetti di più ampio respiro. È un percorso che ci ha portati dalla dimensione dei club nelle prime edizioni del festival, fino a luoghi unici e insoliti come quelli di questa edizione: il Conservatorio Giuseppe Verdi, un hotel come quartier generale del festival (l’AC Hotel), la Reggia di Venaria con la sua magia, oltre al Lingotto che ospiterà ancora una volta le serate più affollate del programma, e la block party della giornata conclusiva in un quartiere simbolico come San Salvario».

Club To Club ha un respiro internazionale, qual è stata la strada che avete deciso di intraprendere? Si è evoluto tutto così come lo desideravate (al netto del fato che il cambiamento è parte del tuo e vostro DNA)?
«Siamo cresciuti da realtà locale a nazionale e internazionale, è stato un processo graduale che ci siamo conquistati cercando di far sì che ogni edizione fosse migliore della precedente sotto ogni aspetto. Ogni anno cerchiamo non soltanto di interpretare il cambiamento, ma di anticiparlo: è grazie a quest’attitudine che da Club To Club spesso passano artisti inizialmente di nicchia e che poi si riveleranno in grado di incontrare un pubblico sempre più ampio».

Raccontaci l’edizione di quest’anno che ospita, tra gli altri, artisti come Laurent Garnier, Autechre, Daphni, Jon Hopkins…
«Club To Club quest’anno propone oltre 50 artisti provenienti da 15 paesi del mondo, fra cui 18 in esclusiva italiana e 12 prime assolute per l’Italia. Siamo particolarmente felici di ospitare Junun, cioè il progetto di Jonny Greenwood dei Radiohead con il musicista israeliano Shye Ben Tzur e l’ensemble indiano The Rajasthan Express. Così come Arca, visionario musicista elettronico di origine venezuelana che di recente ha prodotto artisti come Bjork e Kanye West e che qui sarà accompagnato dai suggestivi visual del collaboratore Jesse Kanda. E ancora Dj Shadow, che celebra il ventennale di un album epocale come “Endtroducing…”, oppure leggende viventi come Arto Lindsay e gli Swans. E c’è tanto talento italiano nel programma di quest’edizione, ne sono esempi significativi le presenze di Lorenzo Senni – che è parte nel nostro progetto The Italian New Wave- che ha da poco firmato con la prestigiosa etichetta britannica Warp Records, oppure di Ghali, rapper milanese di origini tunisine che proprio in questi giorni ha sorprendentemente raggiunto il primo posto nella classifica ufficiale italiana».

Qual è l’aspetto che caratterizza il Club To Club e che lo differenzia da tutti gli altri festival?
«Credo che uno degli aspetti più importanti sia proprio l’attentissima opera di scouting che applichiamo continuamente sulle nostre scelte artistiche. E poi c’è l’aspetto simbolicamente sottolineato dalla campagna #IAMC2C, firmata anche quest’anno dallo studio Bellissimo / Luca Ballarini, con l’eccezionale guest designer Ian Anderson di Designer Republic. Le tre stelle dell’artwork ideato da quest’ultimo (che ha firmato le iconiche copertine di artisti Warp Records come Aphex Twin e Autechre) rappresentano i tre cardini del festival, le tre anime che ne compongono lo spirito: gli artisti, la città di Torino e la community del festival, cioè il pubblico che lo vivrà in prima persona».

Negli ultimi anni il festival è stato anticipato da una serie di eventi satellite in diverse città italiane e internazionali (tra cui Londra e Istanbul). Tra tutte spicca Milano che è stata anche il teatro di diversi concerti di alto livello. Come mai Milano (e non, ad esempio, Roma) e in base a cosa scegliete le città?
«Nella nostra storia abbiamo toccato anche Roma con vari eventi. Milano è vicina geograficamente, ed è luogo da cui proviene una parte importante del pubblico di Club To Club. Il successo degli eventi proposti a Milano ci ha permesso ad esempio di sviluppare quello che nella scorsa primavera è stato #C2CMLN oppure un esperimento di successo quale Festival Moderno a luglio».

Insieme a Bob Spallacci e Giorgio Valletta avete fondato Xplosiva, l’associazione culturale che porta avanti Club To Club. Che cosa rappresenta e qual è la visione dell’associazione?
«Rappresenta uno spirito visionario che ci ha portato alla collaborazione e progettazione per importanti brand e autorevoli istituzioni culturali, cercando sempre di valorizzare la relazione tra linguaggi e stili differenti, e coinvolgendo un pubblico giovane, italiano ed europeo che ama la nuova creatività. La nostra sfida principale è lavorare con altri soggetti che condividano la nostra visione, traendo sempre ispirazione dal mondo dell’avanguardia e quello della cultura pop».

Parliamo di musica. Se ti chiedessi di paragonare il Club To Club a qualche altro festival internazionale?
«Un sound per l’avanguardia, Day and Night per la parte di arti visive, Field Day per il taglio pop».

In un’intervista dello scorso anno hai affermato che «la musica elettronica e la club culture come la conosciamo oggi non hanno più ragion d’essere, perché sorprendono poco, bisognerebbe essere più legati ai luoghi (intesi come discoteche) che ai dj guest». Ci racconti di più?
«Le discoteche non esistono più o sono irrilevanti nel mondo della musica contemporanea, vanno rivalutati i luoghi aulici o densi di significato con progetti site specific».

Qualche anticipazione sulle prossime edizioni del Club To Club?
«Sono in arrivo grandi sorprese ma ora siamo concentrati sull’edizione imminente, per ora non ho maggiori dettagli».

Info: http://clubtoclub.it/it

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