Lo spazio ma senza architettura

Margherita Moscardini, in mostra fino al 20 dicembre all’Ex elettrofonica,  raccoglie con Atlas, on the human condition, places and times, titolo dell’esposizione, luoghi e tempi dell’umana condizione nelle pagine di un atlante in cui leggere gli spazi alla scoperta di pieni e vuoti. Sotto la pesante copertina del libro, che racchiude le vicende umane in un susseguirsi di tavole disegnate a mano, l’architettura dei luoghi è deprivata dei contorni degli edifici, si configura attraverso gli interstizi che ospitano le azioni, tra gli spazi lasciati dai progettisti in mezzo alle costruzioni. Partendo dalle fotografie di eventi storici, dalle immagini delle folle nelle piazze e per le strade, i concerti e le proteste degli anni ’70, i fatti di Piazza Tienanmen, la caduta del muro di Berlino, le proteste di Piazza Taksim e molti altri eventi storici, le città del mondo si delineano attraverso gli spazi pubblici calzati dalle moltitudini che li riempiono, rivendicandoli. Sono le azioni degli abitanti, le loro proteste, i fatti del vivere quotidiano, le sofferenze e i residui che gli uomini lasciano attraversandola, a tracciare il profilo delle città. Le città sono inadeguate, mutevoli, solo vivendole gli uomini compiono il lavoro di chi ha concepito gli insediamenti.

Moscardini raccoglie paradigmi, ma anche quel che resta dei movimenti delle masse: come i pezzi di vetro della piazza di Istanbul nel 2013, che l’artista fonde per costruire un’installazione che porta i segni della civiltà in fermento, tracce della fragilità della città. Punto di partenza del progetto e punto di arrivo dell’insediamento umano, le nuove città temporanee, come il campo profughi di Za’tari in Giordania, paradigma per Moscardini della città del futuro. Plasmate dall’uomo attorno alle proprie esigenze e alla propria condizione di emergenza, gli insediamenti temporanei sono destinati a durare per generazioni. La città del futuro nasce nelle emergenze e negli spazi extraterritoriali di accoglienza. Se il futuro è l’extraterritorialità, concetto privo di senso in termini giuridici, all’arte e al progetto si affidi il compito di aiutarne la definizione, restituire una nuova visione.

Fino al 20 dicembre, Ex elettrofonica, vicolo d’Onofrio 10, Roma; info: www.exelettrofonica.com

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