I nudi empatici di Lady Tarin

Abbiamo conosciuto Lady Tarin in un’intervista pochi mesi fa per la sua prima personale milanese Skin Tales. Una mostra che ha avuto un grande e meritato successo, riconoscendola come una delle fotografe contemporanee più autorevoli in fatto di nudo erotico femminile. A settembre Tarin sceglie Rimini, sua città natale, per una nuova personale o meglio, a dire il vero, è lei e la sua fotografia ed essere stata scelta e voluta dal Sifest 2016, il Savignano Immagini Festival e dal Festival d’autunno della Fotografia di Rimini.

Alla Galleria Gorza si divide lo spazio con le opere fotografiche di Martin Parr, per un mix di immagini che bene trovano un punto d’incontro, le ragazze di Lady Tarin e l’ironia pop del fotografo statunitense. Rossella Farinotti cura Stanze private, fotografie di nudi femminili, di corpi e anime di donne, di cui Lady Tarin continua a narrare racconti per immagini, cogliendone singoli momenti con uno click fotografico. Come in Skin Tales o nella collettiva Il Vocabolario della Moda l’erotismo dei lavori della fotografa emiliana hanno ben poco di costruito da ogni punto di vista. Ambientazioni che di solito non sono teatro di scatti di nudo uniti a pochi formalismi, niente trucco, luci e altri artifici del mestiere fanno la miscela di base da cui partire. Quello che prosegue è infatti un erotismo che va se, seguendo una strada che è sua e che non mira dritto al pubblico maschile, non lo preclude, ma semmai lo accoglie solo fortunosamente.

Quelle donne stanno lì ugualmente pur senza il consenso di un pubblico così come sono distratte e annoiate, eccitate e disponibili. Alessia, Elena, Francesca non hanno nomi d’arte, semmai sono creative e artiste pure loro con qualcosa da dire. L’immagine di Carlotta riflessa in una splendida specchiera barocca assomiglia alle foto nate per scherzo o per noia nella solitudine di un pomeriggio qualsiasi per misurare il tempo, la propria vanità, il proprio eros. C’è la certezza di parlare di appartenenza in questi racconti. A guardarli bene possono essere visti come una sorta di autoritratto collaborato intimamente con la fotografa ed è un gioco forza che accorcia le distanze tra chi è davanti o dietro l’obiettivo.

Gli scatti di Lady Tarin arrivano a tutto il pubblico, ma con un filo diretto a quello di ogni donna, che in quegli scatti si riflette o rivede la donna a lei più intima. Aveva risposto con le parole «legame che nasce dall’empatia» Lady Tarin quando le avevamo chiesto quel rapporto che unisce lei e la modella. Certo, l’empatia, una parola usata paradossalmente più nella psicologia infantile che in quella adulta. Con questa magia possiamo permetterci il lusso di dimenticare quegli scatti a uso maschile, perché lì la donna personificava un ruolo, un desiderio, una proiezione e non se stessa.

Fino al 26 novembre, Galleria Gorza, Rimini; Info: www.galleriagorza.com