Parte la seconda edizione di Festiwall, il festival di street art che si svolge a Ragusa a cura di Antonio Sortino e Vincenzo Cascone. La manifestazione già dalla sua prima edizione è diventata uno dei dieci migliori eventi di street art del paese. La volontà è quella di riabilitare quartieri urbani degradati e dare nuova linfa alla città coinvolgendo gli abitanti attraverso la partecipazione a live painting. Cinque gli artisti coinvolti che dipingeranno altrettanti muri. Quest’anno sono ospiti artisti di fama internazionale: Agostino Iacurci, l’unico italiano, dallo stile geometrico; Hyuro, un’artista spagnola di cui emerge l’impegno sociale; il tedesco SatOne, esponente del Graffuturismo europeo; Fintan Magee, australiano dall’immaginario onirico; e, per la prima volta in Italia, Evoca1 importante esponente dell’iperrealismo. La zona designata quest’anno è il selvaggio, quartiere popolato dove vi sono diverse strutture sportive, ma dove, dall’altra parte, c’è una massiccia presenza di edilizia popolare. Il Festival è accompagnato da attività culturali di diversa natura. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i curatori per saperne di più.
Il festival è nato soprattutto per realizzare un processo di rigenerazione urbana agendo sul territorio in maniera coinvolgente per la città.
«Uno degli obiettivi principali di Festiwall è proprio quello di agire sul tessuto urbano e segnarne l’identità in modo costruttivo. Il coinvolgimento popolare, poi, è un obiettivo che possiamo dire pienamente centrato. Basti pensare che prima dell’inizio della prima edizione, appena un anno fa, la popolazione cittadina stentava quasi a capire il senso del progetto, ci guardava con una certa diffidenza. Poi gli abitanti hanno iniziato a guardare i cantieri, i professori portavano le scolaresche sotto i muri. Ma la cosa che più dà il senso di coinvolgimento è l’impegno totale e profondo di trenta ragazzi della città che, volontariamente, hanno contribuito alla realizzazione del festival solo per la voglia di riappropriarsi del luogo in cui vivono».
Come mai avete scelto la formula del live painting?
«È un valore aggiunto dell’arte murale, dà la possibilità di vedere l’artista al lavoro, di dialogare con lui nelle pause e seguirlo durante il work in progress. Crea una bella empatia con i cittadini e con tutti coloro che sono interessati a questa forma d’arte e che vogliono conoscerla da vicino carpendo, magari, qualche segreto».
Nel festival la cultura contemporanea è diffusa a 360 gradi attraverso arte, musica e laboratori formativi. Come si integrano queste sfaccettature della cultura e che cosa viene reso a Ragusa?
«Festiwall è anche una festa. Nella manifestazione convivono tutti gli aspetti dell’arte, in modo particolare quest’anno. Ci saranno workshop per grandi e per bambini; esibizioni di musica live ed esposizioni. Tra queste, le mostre collettive del gruppo catanese Ritmo e quella di Johnny Cobalto, pensata in esclusiva per Festiwall. In più, con l’open call Dis/Fare Rete abbiamo coinvolto 15 artisti emergenti, che dipingeranno una grande parete collettiva».
Come è cambiata la concezione di bene comune in relazione all’arte contemporanea, nello specifico di questa realtà urbana, grazie alla realizzazione di street art promossa da Festiwall?
«Il bene comune e la possibilità di riprenderne piena consapevolezza sono tra i concetti basilari della Street art. Per questo motivo l’arte pubblica ha un alto valore politico. Quello che fa una manifestazione come Festiwall è strappare terreno alla bruttezza, evidenziarla, per migliorarla. I lato interessante è che si crea un corto-circuito fra pubblico e privato. Per semplificare: tutti i permessi che abbiamo chiesto per dipingere sono stati rivolti ai proprietari delle case dei palazzi, cioè sono stati i privati a dare l’ok per la realizzazione delle opere che gli appartengono, ma in realtà i privati stanno offrendo la loro proprietà al pubblico perché la fruizione delle opere è collettiva. Vorremmo far capire che la città intera è un bene comune nonostante sia lottizzata in singoli interessi privati».
Perché per l’edizione 2016 è stato scelto il quartiere che viene chiamato Selvaggio?
«Ogni anno Festiwall sceglie un’area di riferimento e su questa si concentra per evidenziare storia e criticità del quartiere individuato. Abbiamo scelto il Selvaggio per una sua caratteristica peculiare: ha tutti i connotati della periferia, ma di fatto non lo è più, perché è stato inglobato dall’espansione del centro, ma manca di quei minimi servizi che lo possano rendere vivibile. Festiwall, con il suo quartier generale e le attività che là si svolgeranno, vuole contribuire a creare identità e momenti di socializzazione all’interno di quest’area».
In quale maniera avete designato gli artisti che partecipano?
«Gli artisti sono stati scelti in base a diversi criteri, tra i quali la propensione per un tema portante, che quest’anno è l’arte figurativa, e la capacità di cimentarsi con murate molto grandi, cosa che non è da tutti».
Dal 6 al18 settembre; Ragusa, vari sedi; info: www.festiwall.it