Ceilling1

Milano

Se nell’arte, il più delle volte, si è cercato di non svelare il processo creativo, di tenerlo nascosto e di proteggerlo (anche quando diventa palese, quindi opera e, a quel punto, cambia identità), nello spazio Tile Project Space di Milano ciò che viene prima della mostra è parte predominante della mostra stessa. Nella fanzina di accompagnamento alle varie esposizioni, Tile/zine, si raccolgono infatti gli appunti visivi degli artisti chiamati a lavorare nella galleria e si racconta il loro dialogo con le curatrici e il progetto espositivo. Una scelta curiosa, dal momento che la ricerca è considerata il più delle volte uno strumento di supporto al progetto e solo rare volte colonna centrale dell’esposizione. Altra anomalia di questo spazio giovane, come lo sono le tre curatrici Denise Solenghi, Roberta Mansueto e Caterina Molteni, è che nella mostra Ceiling 1 di Erik Saglia, pittore torinese, emerge prepotente la caratteristica dello spazio visto come ”contenitore”. Insomma, tutto ciò che sta dietro il fare artistico, tutte quelle componenti a latere di un intervento site specific (chiamiamole anche problematiche) qui si incontrano, e scontrano, per diventare materia plasmabile sulla quale lavorare. Ed è proprio visto in questo modo, ovvero come un incidente, il tiling: un limite dal quale far partire un dibattito ”sulle contingenze e sulle resistenze” che chiede all’artista una ”rilettura del suo lavoro attraverso un processo di riattivazione o produzione specifica per il luogo”.

Saglia per la mostra nella venue milanese, visitabile fino al 15 luglio su appuntamento, ha sviluppato un progetto pittorico ispirandosi alla tradizione italiana che ha sempre visto l’architettura e la pittura fondersi e supportarsi a vicenda; così, partendo dall’architettura di Tile, Erik è andato a ricreare uno spazio fisico ”altro” mescolando insieme le due discipline. Ceiling si può tradurre con soffitto/tetto/limite: partendo dalla caratteristica più evidente dell’ambiente, ovvero i pavimenti e le pareti rivestiti interamente da mattonelle candide (tile-piastrella, appunto), Saglia è intervenuto sull’unica parte libera riprendendo il modulo ripetitivo dell’intorno e trattandolo in modo astratto. Ha cercato di superare il limite. Si apre, così, il cielo in una stanza saturo di colori delicati e accostati gli uni agli altri in modo preciso ed equilibrato. Un’aurora pittorica che aumenta di vigore grazie ai riflessi luminosi che entrano dalle finestre alte della stanza o un moderno e vibrante soffitto affrescato, saturo di putti e immagini che sembrano danzare e volteggiare spalleggiate dal candore che le circonda, che le riflette e che le risalta. Negli anni, il giovane pittore ha sviluppato in contesti diversi (p.e. Thomas Brambilla Gallery, Bergamo; Gamec, Bergamo; Dhondt-Dhaenens Museum, Deurle, Belgio) una speciale autonomia stilistica basata principalmente sulla costruzione bilanciata di colore, linea e ritmo; un rituale – quasi un automatismo tecnico – che porta l’autore a farsi da parte per lasciare spazio all’opera.

Fino al 15 luglio; Tile project space, via Garian 64, Milano; info: http://tileprojectspace.tumblr.com

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