Alla Pelanda un omaggio al mondo dei tatuaggi come opere d’arte

Roma

La mostra Tattoo Forever in corso fino al 24 luglio alla Pelanda del Museo Macro Testaccio di Roma nasce da un’idea di Maria Costici e organizzata da Federica Nicosia e dalla storica dell’arte Francesca Villanti per Cor: Creare Organizzare Realizzare, mentre la direzione artistica è di Marco Manzo, uno dei tatuatori italiani più famosi a livello internazionale. Tattoo Forever testimonia come il tatuaggio sia una vera forma d’arte che si esprime sulla pelle, supporto deperibile e mortale. Questa mostra vuole testimoniare come, anche se il supporto del tatuaggio è deperibile, esso è una manifestazione d’arte altrettanto quanto la scultura, la pittura, il disegno perché, a prescindere dal tatuaggio tradizionale, oramai storicizzato, vi sono delle figure contemporanee che hanno dato nuova linfa e nuove caratteristiche assolutamente personali come contributo a una creatività rinnovata attraverso veri e propri stili riconoscibili, facendo pezzi unici, come avviene nell’arte.

Entrando in mostra vi è una prima parte storica, a cura di Francesca Villanti e Ugo Giuseppin, omaggio all’esposizione L’Asino e la zebra, origini e tendenze del tatuaggio contemporaneo svoltasi nel 1985 ai Mercati Traianei, che introduce alle origini del tatuaggio: la prima testimonianza è di 3.500 anni fa; ha avuto una fortuna altalenante nei secoli, mentre a causa della pubblicazione del libro L’uomo delinquente di Cesare Lombroso agli inizi del Novecento il tatuaggio viene bollato come devianza, manifestazione di psicopatologia e criminalità, posizione che verrà ribaltata arrivando ai giorni nostri. Segue in mostra la sezione Una galleria eterna di Michael Laukien dove sono presenti foto di anziani tatuati, molti oramai morti, fra cui la mummia Pazyryk ritrovata nei ghiacci siberiani e datata 2.500 anni fa.

Poi ci si inoltra nel mondo dei tatuatori internazionali, da ricordare è Paul Booth, intriso di stile gotico e che lavora anche con la pittura. Per quanto riguarda gli artisti internazionali nella galleria Cheyenne, l’azienda tedesca leader mondiale nella produzione delle macchinette del tatuaggio, sono da menzionare Chaim Machlev che ha iniziato a tatuare solo cinque anni fa e ha inventato una nuova forma grafica, e Volker Merschky & Simone Pfaff che hanno dato il loro contributo introducendo una gestualità libera, novità assoluta e avanguardistica. Poi si accede alla parte in cui vi sono i tatuatori italiani fra cui lo stesso Marco Manzo che ha introdotto il pizzo nel mondo del tatuaggio, di lui, fra le altre cose, sono presenti un busto di Asia Argento, madrina dell’evento, sul cui collo Manzo ha tatuato una collana, e la moto da collezione celebrativa dei novant’anni di Bmw, la Bmw r nine tatoo, dove è intervenuto con il suo stile; da ricordare anche Billi Murran che procede prima con il bozzetto su carboncino, poi con la pittura e infine con il tatuaggio.

L’alta moda ha dato il suo contributo all’esposizione come anche cento vignettisti di cui sono presenti i disegni. Interessante la mostra a cura di Ilaria Bandini Vanitas Vanitatum, a ribadire che in arte non è importante il supporto ma l’intelletto, così artisti contemporanei italiani si sono misurati con il tatuaggio: Sergio Angeli, Corrado Delfini, Alessio Deli, David Fagioli, Alessandro Fornaci, Giuseppe Vigolo, Maupal e Robocoop. Sergio Angeli dichiara: «Intendo la mia pittura come un’impronta che si imprime sul supporto attraverso colore spray e smalti vari come il colore si imprime sul corpo nel tatuaggio, sono due tecniche indelebili», mentre David Fagioli dice: «La mia è la scultura di un corpo che si offre come corpo nuovo su cui intervenire idealmente con i tatuaggi perché è completamente bianca». Corrado Delfini spiega così il suo lavoro: «è la struttura di una figura umana dove vi sono dipinti elementi meccanici come se fossero dei tatuaggi». Concludiamo con Alessio Deli, dalle sue parole: «creo cromie nella lavorazione della materia quando scolpisco il corpo nudo, cromie che rimandano al tatuaggio». Info: www.museomacro.org