Dopo mesi di silenzio, la Gnam torna ad aprire le porte al pubblico per l’inaugurazione della collettiva The Lasting. L’intervallo e la durata, sotto la guida della sua nuova direttrice, Cristiana Collu, ormai insediatasi nel museo a pieno regime. Determinata, forse un po’ in soggezione di fronte alla stampa, racconta per la prima volta quello che è stato il suo lavoro in questi mesi, alla presenza del curatore Saretto Cincinelli e del Ministro Dario Franceschini: «Ringrazio tutti tantissimo perché in qualche modo mi avete aspettato – ha esordito la Collu – Avrei voluto attendere l’autunno ma era troppo lontano. Il lavoro è stato complesso, innanzitutto perché non è semplice gestire un’eredità di questo peso, anche se ancora è visibile solo in parte». La riapertura ufficiale della Gnam sarà a ottobre, quando, oltre a un’ampliamento della mostra, ne sarà presentata un’altra (dal titolo Time is out of joint) e sarà riaperto l’allestimento della collezione permanente. Intanto, i primi cambiamenti saltano agli occhi. Niente più pavimento di specchi di Pirri, ma un grande tappeto ricopre l’intera sala centrale e una nuova disposizione dell’ingresso; inoltre, un grande sipario velato bianco ostruisce la visione della nuova mostra, creando un effetto di attesa: «C’è una responsabilità nell’interpretazione del nostro tempo – aggiunge la neodirettrice – e io sono la persona chiamata a tradurla, e questa è una possibile traduzione. Ho fatto un lavoro di l’archeologa, ho tolto, tolto il possibile per riportare una rilettura di questa architettura».
Poi il sipario si apre, e, nella sala centrale niente più Burri, Manzoni e Duchamp, ma un enorme spazio lasciato a disposizione di un gruppo di artisti, nomi altisonanti come Francis Alys, Alexander Calder, Lucio Fontana e Hiroshi Sugimoto, accanto a giovani promesse dell’arte contemporanea, come Antonio Fiorentino, Giulia Cenci, Giorgio Andreotta Calò e tanti altri. Una ventina di opere riunite sotto un unico filo conduttore, il tempo. Ma, nonostante le grandi dimensioni di alcune di loro, le opere trovano in questa sala spazio per respirare. Respirare nel vero senso della parola, in alcuni casi. Come l’opera di Fiorentino, vincitrice del Talent Prize 2015, che ha vita propria, si modifica e cambia forma con il passare del tempo. «La mostra – spiega Cincinelli – parla della durata sia nella costruzione dell’opera sia nella ricezione». E allora prendiamoci il tempo per andare a vederla, in attesa che arrivi l’autunno romano che porterà con sé una miriade di eventi e novità, tra cui anche il ritorno della Quadriennale. A questo proposito, ci tiene a precisare il Ministro: «è bene che si creino sinergie con le altre istituzioni che si occupano di arte moderna e contemporanea, a cominciare dal Maxxi, ma anche col Macro e con la Quadriennale», mentre Collu anticipa un’interessante agevolazione: «chi visiterà il Maxxi e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna avrà diritto ad una riduzione».