Chissà se Banksy in questi giorni sarà a Roma per vedere la mostra che la Fondazione Terzo Pilastro di Emmanuele Emanuele, in collaborazione con la 999 Contemporary, ha organizzato a Palazzo Cipolla. Probabilmente gli piacerebbe. Perché racconta la sua travolgente carriera artistica senza snaturare i suoi capolavori. Le oltre 150 opere, infatti, sono provenienti da collezioni private e non sono state ”prelevate dai muri”, consuetudine che, laddove è stata applicata (leggi qui) ha provocato legittime polemiche dal mondo artistico. Banksy adesso è a Roma con alcuni dei suoi lavori più rappresentativi, in quella che sta diventando la città più ”street” d’Italia. Il progetto, dal titolo Guerra, Capitalismo e Libertà, a cura di Francesca Mezzano e Stefano Antonelli, esprime una forte caratterizzazione sociale, coerentemente con i messaggi lanciati dalle opere dell’artista, sempre così dirompenti e profonde nella loro attualità. Nelle tre parole del titolo, infatti, sono concentrati i temi cardine della dialettica di Banksy, che con le sue azioni e incursioni si sforza sempre di interrogare la società su alcuni suoi comportamenti e metterla davanti a uno specchio, per provare a farla ragionare sui suoi paradossi e sulle sue contraddizioni. La sua poetica è costantemente ispirata alla critica nei confronti della guerra e del capitalismo più efferato e spregiudicato e all’amore per la libertà, di cui, ormai, è diventato una sorta di paladino.
Uno degli esempi più recenti di questa sua visione è il suo ”commento” artistico alla crisi dei rifugiati: un grande stencil fuori dall’ambasciata francese di Londra raffigurante una giovane donna, ispirata al celebre romanzo ”Les miserables” di Victor Hugo, con le lacrime agli occhi a causa dei gas lacrimogeni. Alle sue spalle una bandiera francese e a terra una bomboletta. Sulla sinistra, in basso, c’era un codice QR che rimandava a un video dell’operazione di sgombero del 5 gennaio scorso al campo profughi di Calais, dove erano stati impiegati lacrimogeni e proiettili di gomma. L’opera è stata censurata e cancellata, per volontà del governo francese. Banksy è questo. E la mostra a Palazzo Cipolla lo racconta come meglio non poteva fare. C’è tanto. Tantissimo. Dalle scimmie che dichiarano ”Laugh now but one day I’ll be in charge”, al ragazzo che invece di un sasso tira un mazzo di fiori, fino all’agghiacciante Kids on guns.
La mostra, a carattere no profit, si distingue per la sua forte componente didattica destinata alle scuole, perché si propone come obiettivo primario quello di fare conoscere in primis ai giovani questo artista. Le opere raccolte spaziano tra tutte le tecniche usate da Banksy, dalla pittura su tela, alle serigrafie, fino alle sculture. Dal 24 maggio è visitabile a Palazzo Cipolla, via del Corso 320, fino al 4 settembre.
Info: www.fondazioneterzopilastro.it
[youtube] https://youtu.be/7JJCGkiOczs[/youtube]
[youtube]https://youtu.be/babapDHlZRE[/youtube]