All’ex Dogana va in scena il minestrone dell’arte contemporanea

Roma

Roma arte aperta ha aperto i battenti all’ex Dogana a San Lorenzo in una cornice di migliaia di persone, che dalle sette fino a tarda sera hanno affollato i suggestivi ambienti dello spazio diventato uno dei luoghi più di tendenza di Roma. C’era tutto, musica elettronica, atmosfera ”street”, rivalutazione del grigio e, soprattutto, tanta arte, forse troppa arte. La ex Dogana si è trasformata, forse un po’ troppo ambiziosamente, in una linea di frontiera tra i grandi interpreti del Novecento contemporaneo (rappresentati da opere tra le meno autorevoli) e le giovani generazioni di talenti dell’arte contemporanea. Interessante vedere questo tentativo di dialogo tra De Dominicis, Boetti, Schifano o Calzolari con Pistoletto, Di Fabio, Ontani, fino a Ruffo, Nasini, Petrucci o Sbagliato (pregevole la loro installazione ”architettonica”). Cose belle e significative da vedere ce ne sono molte, tutte, o quasi, singolarmente affascinanti e intrise di un vissuto e di una poetica sublimi. Ma insieme stentano a fare emergere il filo conduttore che le lega e che giustifica la loro coesistenza in uno spazio così ”impegnativo”.
Uno spazio suggestivo e in pieno stile post industriale, ma forse ancora non completamente sdoganato dalla sua vocazione festaiola per ospitare un’iniziativa così ambiziosa, che resta in bilico tra un progetto curatoriale e una grande antologica sulla scena contemporanea romana. Si fa fatica a disegnare un volto a questa mostra, così profonda e vacua allo stesso tempo, ma se non altro va riconosciuto il pregio di aver condotto al cospetto di un percorso nell’arte contemporanea un pubblico vastissimo, molto eterogeneo, poco avvezzo all’abito da ”galleria” ma comunque curioso di conoscere. E basta questo per tornare a casa soddisfatti. Il messaggio, almeno, è molto chiaro e inconfondibile: l’arte contemporanea deve uscire dai salotti e diffondersi per le strade, salire nei palazzi, scuotere le coscienze. Certo, la mission ricorda i temi d’oro del museo Macro, quello sì un luogo in cui si era riusciti, anni fa, a nobilitare questa sfida.

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