Elena Atzori ha da poco pubblicato il suo primo libro fotografico di seni in bianco e nero, scattati con una compatta ”di quelle delle vacanze” e ritrovati nei suoi archivi dell’ultimo anno. Elena Atzori non è mai stata convinta del pensiero diffuso che vedrebbe dietro l’obiettivo – ancora – una differenza riconoscibile tra la versione maschile e quella femminile, nel nudo. Incuriositi dal titolo del suo primo libro, Tette, abbiamo intervistato la fotografa freelance romana d’adozione e vi mostriamo una fotogallery della pubblicazione, con qualche inedito.
Nelle tue fotografie le giovanissime modelle appaiono complici e spregiudicate: le lasci libere o c’è una regia dietro i diversi scatti? In ogni caso, sembrano divertirsi parecchio: è forse da questo particolare che dipende l’alchimia delle tue immagini? «Sono sempre libere. Prima di fotografare una ragazza, chiarisco sempre che il nudo non è necessario perché se ho deciso di fotografarla è stato perché mi ha attirato per il suo viso, il suo look, il suo personaggio. Si divertono tutti (almeno mi pare…), si ride e si scherza parecchio e in caso la nudità consegue per le modelle naturalmente come un gioco, senza forzature. Io mi limito a consigliare l’abbigliamento, aggiustare le pose e pettinare i capelli».
Ami la fotografia e fotografi sin da molto giovane. Cosa ha fatto scattare in te il passaggio alla fotografia di nudo? «In realtà la fotografia di nudo mi ha incuriosita sin dall’inizio ma per ovvi motivi pratici (dove le trovo le modelle? che gli dico? ti posso fotografare nuda? oddio che vergogna!) per parecchi anni ho sperimentato su me stessa. Con il passare del tempo e man mano che aumentavano le foto da poter mostrare, per far vedere quello che sapevo (tentavo di) fare, ho incominciato a fotografare altre persone (modelle e non) interessandomi principalmente alla ritrattistica. Ho incominciato a fotografare anche il nudo in seguito a dei discorsi (lunghissimi…infiniti…) fatti con amici sulla differenza fra la fotografia di nudo dal punto di vista di una donna, più sentimentale, delicata e mai volgare, precisa e attenta all’estetica e la fotografia dal punto di vista di un uomo, più cruda, più schietta. Io ho preso quei discordi come sfida e punto di partenza per cercare di fare una fotografia che va dritta al punto, anche in maniera diretta al limite del trash senza significati cervelloidi, psicologici, trascendentali. Stiamo parlando di tette e culi? Ecco».
Il 7 Marzo è uscito il tuo Tette, un primo libro dal nome schietto e sincero. Quanto ci hai messo a scattare tutte le foto -anzi, tutte le teste – e quante modelle sono state reclutate per il libro? Con quale macchina fotografica hai scattato Tette? «Ho scattato con una Olimpus Mju, una compattina 35mm con la quale si facevano le foto ricordo delle vacanze per intenderci. Nessuna modella è stata reclutata per il libro: si tratta di una raccolta di fotografie di seni femminili che ho incominciato a raggruppare più o meno un anno fa in una cartella sul mio computer dopo una serata passata a risistemare scansioni di pellicole. Mi ha incuriosita questa serialità e l’ho voluta proporre ad un editore indipendente che avesse esperienza nelle pubblicazioni di fotografia di nudo ( il libro è prodotto da punto / metallico e distrubuito da Aalphabet). Subito dopo, di comune accordo è nato il titolo del libro, appunto, Tette».
”Da adolescente le mie tette erano la parte del mio corpo che odiavo di più. Ora considero il nudo come uno strumento che conferisce potere”, questa è una frase di Kate Moss. Tu cosa ne pensi, o meglio: in che termini esiste, secondo te, un rapporto tra nudo e potere? «Inserendomi nelle dinamiche dei social network sicuramente il nudo, seminudo, vedo non vedo, ecc… è uno strumento che può dar potere. Ma è un potere fittizzio, fatto di followers, commenti adulanti e likes. Spetta all’intelligenza e alla giudiziosità della persona nel valutare le opportunità e le occasioni offerte per trasformare questo potere digitale in potere reale».
Scoprire le ”tutte” è ancora un segno di protesta, di provocazione a più livelli, in tutto il mondo. E spesso la provocazione significa censura, accade ancora che sui social network la gente diventi bacchettona. Ti hanno segnalata mai per le tue foto? Come aggiri l’ostacolo censura? «Devo dire con sincerità e stupore (trolls e haters volemose bbene) che non ricevo tante segnalazioni per le mie foto di nudo. Certo ci sono state e non c’è posa strategica, pixel o segno nero che tenga. Però quella più bizzarra è stata la prima anni e anni fa quando ancora non scattavo così tante fotografie di nudo (anzi per essere precisi nessuna) e mi capitò di farne una in cui si vedeva una micro tetta di profilo. Beh, per quella micro tetta censurarono il mio tumblr per un certo periodo. Capisci? Tumbr? Ci sono le gif porno su Tumblr!».