Sarah Lucas al Miart

Di recente l’abbiamo vista in Italia con la sua scultura Mumum nella mostra La Grande Madre, l’artista inglese Sarah Lucas della corrente YBA (Youngh British Artist) e ancora l’anno prima, nel 2015 nel Padiglione dell’Inghilterra alla 56° Biennale di Venezia. La Fondazione Nicola Trussardi che ha promosso la mostra sulla maternità a Palazzo Reale la richiama perchè insieme al Miart (ancora una volta sotto la guida di Vincenzo De Bellis) nell’amibito della ventunesima edizione della Fiera ha pensato per lei a un site-specific, un’istallazione ad hoc curata dallo stesso De Bellis e Massimiliano Gioni, ritagliata e confezionata per gli spazi ancora in via di qualificazione dell’Albergo Diurno Venezia di Milano. Un luogo salvato dal FAI dal 2015, dove la società della Belle Epoque meneghina andava a rifarsi make-up e abbigliamento.

Dal venerdi 8 a domenica 10, durante il Miart la Lucas animerà le sale dell’Albergo con le sue creature che parlano di corpo, della sua materia e del quotidiano. lo sguardo su se stessi, la bellezza come anticamera della sessualità. Eventi, performance sonore e visive, happening live, un’intera opera che dura tre giorni Innamemorabiliamumbum, su cui vige un religioso silenzio a cui farà da contrasto la forza irriverente e spudorata della sua arte in bilico tra lo scandalo e l’ironia del tutto anglosassone. I materiali che usa per le sue sculture sono i più vari e i più comuni, quelli che si incontrano nella nostra quotidianità, in cui ci troviamo al tu per tu con la vita, la morte, il sesso, i desideri repressi e quelli urlati in faccia perchè proprio nascosti non ci stanno. Predilige tessuti vecchi e in disuso, ritagli di giornale, sigarette, tampax, sedie, materassi neanche troppo confezionati nell’oggetto artistico, ma presentati così come ognuno di noi li vede e li usa ogni giorno e che prendono la forma di sculture così irriverenti da farci sottilmente sorridere. Ridere per esorcizzare sesso e tabù in uno spietato confronto con le nostre paure e frustrazione.

Le sigarette piantate nelle natiche o i giganteschi falli dalle cromie sgargianti anch’essi piantati nel mezzo di una sala così grandi da essere dei totem dissacrano e decostruiscono i nostri rituali su quello che va nascosto e sottaciuto e quello che si può esibire. Tra le sue sculture molte, moltissime riproducono delle gambe, gambe appena abbozzate fatte di stoffa o perfettamente definite in gesso, unicamente gambe ripetute in varie versioni, una specie di cifra stilistica della Lucas. Gambe che si accavallano per eleganza e pudore da una parte e dall’altro gambe che si divaricano su di un water o che si flettono come in un gesto di rilassamento, che ci fanno andare o scappare e che sono secondo Lucas la parte per il tutto. Il sesso in queste sculture, quasi mai rivelato o ben definito fa il gioco dell’artista che mette in scena una confusione con i due sessi nell’ultima e intima aspirazione a esorcizzare gli stereotipi che avvelenano ogni tipo di società. Aspettiamo che Milano accolga ancora una volta Lucas questa volta da assoluta protagonista in un luogo che diventerà suo per tre giorni.

Dall’8 al 10 aprile; Albergo Diurno Venezia, piazza Guglielmo Oberdan, Milano; info: www.miart.it/?splash=0

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