Energy box

C’è davvero poco di più anonimo di una (utilissima, per carità) centralina semaforica. Così, trasformare oggetti comuni in vere e proprie opere d’arte ed elementi indistinti e indistinguibili in pezzi unici – dando vita a ciò che appare inanimato – rappresenta una mission da plaudire, soprattutto quando il risultato è notevole. È il caso di Milano, dove l’azienda di gas, rifiuti ed energia A2a e fondazione Aem hanno sostenuto il progetto di street art Energy box – Urban art renaissance, diventato anche un corposo volume (176 pagine, 30 euro) edito da Skira. Nato da un’idea di Davide Atomo Tinelli ed Evoluzioni urbane, con fotografie – davvero notevoli – di Olivia Gozzano, il libro presenta i lavori di oltre 50 artisti di fama internazionale selezionati da A2a e fondazione Aem con la supervisione di Flavio Caroli, critico e ordinario di storia dell’arte moderna del politecnico di Milano.

Lavori, appunto, mirabili dal vivo solo se ci si trova nel capoluogo lombardo, ma che adesso si possono (ri)scoprire grazie a una pubblicazione che rende giustizia a un progetto «attraverso il quale abbiamo voluto dare un sostegno concreto alla creatività», come ha detto il primo cittadino Giuliano Pisapia, precisando: «sostituire l’arte alle tag e al degrado è stato anche un modo per rimarcare la nostra ferma condanna agli atti di puro vandalismo». Nello specifico, oltre centocinquanta centraline semaforiche – ubicate in zone centrali e periferiche della città – sono state declinate in opere di street art, ognuna con il suo personalissimo stile. Si va da dall’iperrealismo di Neve, Acme107, Kraser e Cheone all’ironia iperrealista-pop di Crea e di Gattonero, dal rigoroso astrattismo di Rendo a quello di Dado.

E ancora, dal pop ironico di Pao al figurativo ironico e impegnato di Airone, dal peculiare e raffinato informale di Kayon al realismo fiabesco di Magenta, dalla rigorosa stilizzazione di Franco real al neo-operaismo pop del già citato Davide Atomo Tinelli. Ad ogni modo, le foto di Energy box sprigionano un’esplosione cromatica che esula dal gusto personale e vira nel sociale; già, perché questi colori vividi stanno contribuendo a modificare, positivamente, l’immagine di una metropoli e la percezione degli spazi che la compongono. Da Expo alla strada il passo è stato più breve di quello che si può immaginare, nel solco di una continuità che Milano non vuole (deve) abbandonare. Sintomatiche, in questo senso, le parole di Giovanni Valotti e Luca Valerio Camerano, rispettivamente presidente e amministratore delegato di A2a, e di Alberto Martinelli (presidente fondazione Aem), in rimando ad una metropoli «trasformata in una galleria d’arte aperta e fruibile. Anche attraverso un’iniziativa come questa passa il miglioramento della qualità del vivere urbano, e il concetto di sostenibilità assume nuovi contenuti». Info: www.skira.net

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