SetUp, le basi del cambiamento

Simona Gavioli e Alice Zannoni sono due curatrici che nel 2012 hanno dato vita a un’idea. Così è nata SetUp, una fiera indipendente nel cuore di Bologna, posizionata in un crocevia che incontra e collega tanti mondi, l’Autostazione. Qui da quattro anni ha luogo questo evento, che ha assunto sempre più le caratteristiche uniche di qualcosa di nuovo. La ricerca di un processo mutevole, più fluido e differenziato, del sistema dell’arte ha dato i suoi frutti e riscosso un grande successo, sia di fruitori, gallerie e artisti, sia di curiosi, divertiti e aspiranti dell’arte. L’apertura verso aspetti più mondani e vivaci, oltre che al mantenimento dell’impostazione commerciale di fiera, ha fatto in modo che le modalità di espressione e la loro fruizione uscissero dagli stand e diventassero parte integrante del movimento stesso. Questa edizione ha già visto dare nuova vita, con vernici e spray, ai grigi e anonimi interni dell’edificio, nascere collaborazioni esterne con attività e associazioni culturali, e di conseguenza una crescente affluenza. SetUp è oggi riconosciuta tra le eccellenze fieristiche nazionali e ha raddoppiato il numero di gallerie rispetto alla scorsa edizione, mantenendo sempre un’attenzione particolare all’aspetto culturale.
Dal 29 al 31 gennaio; Info: www.setupcontemporaryart.com/2016

Da singole curatrici a imprenditrici di un progetto fieristico indipendente, di livello nazionale. Com’è nata SetUp?
S: «Senza saperlo, io e Alice stavamo lavorando allo stesso progetto da un po’. Entrambe avevamo in mente l’idea di realizzare una fiera collaterale bolognese. Quando sono andata in Comune a presentare il mio progetto, la persona di riferimento ha creato il contatto. Ci siamo incontrate in una caffetteria in Piazza Maggiore per capire cosa di simile ci fosse nel progetto di ciascuna. Da quel momento non ci siamo più lasciate!».

Cos’è SetUp?
S: «Lo dice già il nome, merito di Alice: predisporre le basi per un cambiamento. È la nostra idea di futuro. La volontà di donare alla città e a noi stesse un apporto culturale in più. SetUp infatti è sempre stata fortemente legata alla sua radice culturale, che nasce dal fatto che io e Alice siamo in primis curatrici. La parte commerciale vive di conseguenza e queste due anime vanno in tandem, mantenendo l’equilibrio».

Un po’ come voi due?
S: «Esatto, Alice cura il programma culturale, io mi occupo della parte commerciale. E’ importante saper selezionare i progetti in base alla scelta del pubblico e tener conto anche dell’aspetto commerciale».
A: «Siamo come due sponde e nel mezzo scorre il fiume. Le sponde non devono essere per forza parallele, ma servono sempre due sponde per dare una direzione all’acqua. Questa metafora penso ci rappresenti bene».

Quanto è stata importante la scelta, fortunata, dell’Autostazione come location ufficiale della manifestazione?
A: «Non è stata una fortuna o una scelta, ma qualcosa di più. La prima volta che siamo entrate all’Autostazione la ricorderò per tutta la vita! Sembrava di essere in un contesto post-atomico, tutto era distrutto, in macerie. Eppure, ce ne siamo innamorate entrambe, senza dover dirci nulla».
S: «Avevamo visto tanti altri spazi, anche più adatti alla funzione, ma dopo aver visitato collateral e fiere in giro per il mondo, respirato l’aria del cambiamento, la spinta europea verso la riqualificazione urbana, una riqualificazione proprio degli intenti attraverso la cultura, ho pensato: deve succedere anche qua, in questo preciso luogo».

Qual è il rapporto con la città di Bologna e Arte Fiera?
S: «Bologna è una grande città e noi siamo diventati un suo distretto, una porta di accesso, che ogni anno aumenta la sua capacità. La città si muove, ha voglia di cultura, di divertimento, di dialogare con il mondo. Purtroppo in Italia siamo ancora bloccati a livello burocratico, serve un sistema più snello… Possiamo dire che i nostri clienti sono la città, con le sue differenze e ognuno alla sua maniera».
A: «Lo scopo di SetUp, al quarto anno di vita, possiamo dire che sia stato raggiunto, in quanto sono state poste le basi giuste e i giovani artisti, curatori e galleristi a cui noi ci rivolgiamo, oggi arrivano alla fiera madre, Artefiera. SetUp è un trampolino. Noi lavoriamo perché i nostri ragazzi vadano “di là”. E’ una crescita naturale, due step diversi e sequenziali. C’è spazio per tutti, più siamo e più c’è una crescita positiva e coerente».

Qualche anticipazione sulle tendenze artistiche di quest’anno?
S: «Sicuramente un grande ritorno alla pittura. C’è ovviamente anche altro, ma il focus maggiore quest’anno è sul disegno, che purtroppo in Italia spesso viene accantonato, considerato addirittura inferiore rispetto alle altre tecniche».
A: «Dal primo anno abbiamo felicemente sposato la rassegna performativa curata da Giovanni Gaggia In Corpo IV. Quest’anno tutte le performance saranno aperte e gratuite, sempre nell’ottica di mettere in moto nuovi stimoli e processi. Inoltre bisogna dire che SetUp è stata la prima fiera in Italia a proporre una rassegna incentrata sulla performance».

Il tema dell’orientamento da voi scelto per questa edizione, spinge a chiedersi, oltre al dove ci si trova, dove si sta andando. Qual è la prossima frontiera del vostro progetto?
S: «Fondamentale per SetUp è raggiungere la qualifica di Fiera Internazionale, percorso lungo e difficile, ma stiamo lavorando duramente e nei prossimi anni speriamo di raggiungere questo importante obiettivo. Inoltre c’è Caravan, progetto dinamico con una programmazione per far vivere gli spazi dell’Autostazione durante tutto l’anno. Per il momento è ancora presto per altri progetti».
A: C’è chi propone SetUp Miami… Magari tra qualche anno, per il momento lavoriamo a questa edizione per radicarci ancora di più.

 

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