Un libro analizza l’ossessione di Pier Luigi Nervi: le architetture voltate

Milano

Viene pubblicato dalla casa editrice Bononia University press, il lavoro vincitrice, due anni fa, della settima edizione del premio Bruno Zevi realizzato da Pasqualino Solomita. Il libro in 256 pagine analizza un settore specifico della produzione ingegneristica di Pier Luigi Nervi: le architetture voltate. L’autore ricorda come le coperture enormi fossero la grande ossessione dell’ingegnere italiano e non è difficile credergli dato che più volte lo stesso Nervi ha dichiarato che non contava solo l’estetica ma nell’arte erano fondamentali anche funzionalità e staticità. Solomita infatti descrive l’ingegnere come affascinato dall’architettura gotica che nella sua onestà esaltava il sistema strutturale delle immense cattedrali. Un virtuoso del cemento, potremmo dire, che certo non casualmente ha lavorato anche con Le Courbusier e Louis Kahn, uno stile che secondo l’autore è sì padronanza piena di questi sistemi costruttivi ma pure, forse, una mancanza di interesse verso materiali lontani dal cemento.

Dopo una parte iniziale in cui viene analizzata, con la voce di diversi ricercatori, la modellazione della forma e l’ottimizzazione della sezione come le risposte più economiche e funzionali alle esigenze del Novecento, il libro continua con il focus dedicato a Nervi, prima messo a confronto con ricerche simili di altri architetti e poi analizzato singolarmente nel suo lavoro delle grandi coperture come quella del palazzetto dello sport a Roma o il Cultural convention center di Norfolk.