Sofferenza=creatività? Secondo una docente del Massachusetts è l’esatto contrario

Boston

Ha accompagnato quasi tutta la storia dell’arte l’idea che la sofferenza fosse una condizione favorevole alla creatività e alla produttività degli artisti. Uno studio di Kathryn Graddy, docente di economia alla Brandeis University in Massachusetts, dimostrerebbe invece il contrario. Le opere elaborate da pittori dopo un lutto o un episodio particolarmente tragico, non sono, a detta della Graddy, meglio riuscite e, anzi, piacciono addirittura meno. A confermare ciò una serie di studi sui valori di mercato delle opere d’arte che hanno dimostrato come queste, se sono state eseguite in concomitanza con eventi devastanti nella vita dell’autore, vengono vendute per molto meno e hanno meno probabilità di essere esposte, in confronto alle opere elaborate l’anno dopo la morte di un amico di un artista o di un parente. «Questi risultati – spiega la docente – non sono coerenti con l’idea popolare che la sofferenza aumenti necessariamente la creatività artistica. Gli artisti che lavorano dopo un evento del genere sono in media meno creativi che in altri periodi della loro vita».

Articoli correlati