Bartomeu Marí è ufficialmente il direttore del Museo Nazionale di Arte Contemporanea di Seúl. Già commissaire alla Fondazione per l’Architettura di Bruxelles e curatore dell’IVAM di Valencia, oltre che direttore Witte de With de Rotterdam (Holanda) e commissario della Biennale di Taipei (Taiwán), il nome di Marí è per lo più associato all’incarico di ex direttore del Museo di Arte contemporanea di Barcellona (MACBA) ricoperto fino allo scorso marzo. Marí era stato costretto in Spagna a rassegnare le sue dimissioni dopo una serie di polemiche seguite alla sua decisione di annullare la mostra La Bestia e il Sovrano per la presenza di un’opera ritenuta offensiva che vedeva ritratto l’ex sovrano spagnolo Juan Carlos. Evento che l’aveva esposto a critiche a livello internazionale, culminato, poi, nell’apertura della mostra e nel suo allontanamento dalla struttura. Da ieri è entrato ufficialmente in carica come direttore a Seúl, presentandosi come candidato per la guida di una nuova istituzione che, ironia della sorte, ha da poco mandato via il suo direttore Jeong Hyeon-min, a sua volta dimessosi dopo le accuse di essere intervenuto nel processo di reclutamento del museo per ottenere l’assunzione di un conoscente. Comunque, anche a distanza di chilometri Marí non ha potuto schivare gli attacchi, in primis dalla comunità dell’arte coreana che non ha tardato a contestare pubblicamente la scelta del Ministero della Cultura con una petizione firmata da oltre 650 artisti e curatori, tra cui personaggi di fama internazionale come Kim Beom, Koo Jeong-a, Park Chan-Kyung e Noh Sun-tag.