Dalla voglia di dar vita a un progetto espositivo fuori dal coro, al di là delle consuete regole e a partire dalla scelta di spazi non adibiti e istituzionali, nasce il progetto There Is No Place Like Home, su iniziativa di un gruppo di artisti con sede a Roma (Alessandro Cicoria, Stanislao Di Giugno, Giuseppe Pietroniro, Daniele Puppi, Marco Raparelli) e due storiche dell’arte (Giuliana Benassi e Giulia Lopalco). Nel settembre 2014 l’esordio con una mostra di 72 ore no stop in un cantiere di una casa in costruzione. Poi organizzano un pic-nic artistico sulla piccola isola delle Vignole a Venezia, in concomitanza dell’inaugurazione della Biennale d’arte.
Domenica 29 novembre il loro ultimo rendez-vous a Roma in via di valle Aurelia solo per una giornata. Ancora una volta, sono stati coinvolti artisti affermati di diverse generazioni e attitudini. Ve lo siete perso? No problem, qui narreremo chi erano gli artisti, quali le opere presentate e le dinamiche innescate dallo straordinario evento all’insegna dell’anti convenzionalità. Punto di ritrovo il civico 27 di via di Valle Aurelia (Roma), dove ha sede un centro per anziani che per la giornata ha aperto le porte all’arte ospitando alcuni lavori e il pubblico accorso all’evento. Con la mappa della zona alla mano i visitatori sono andati letteralmente alla scoperta delle opere disseminate qua e là. In uno degli stabili del centro, in sintonia con il luogo – come tutti i lavori proposti – vi era collocato il video di Stefania Galegati Shines, incentrato sull’ amore di una coppia di anziani dal titolo Passeggiata in paradiso. All’esterno, nel cortile, Paolo Chiasera seduto su una panchina aspettava il pubblico per mostrargli in un tête-à-tête una piccola tela, micro luogo espositivo per riflettere sulla patata Rosa Tannenzapfen, raro esemplare – ormai fuori produzione –, archetipo della grande madre creatrice per gli uomini agricoli di epoca neolitica. Da un’idea di arte come incontro e osservazione, Hilario Isola per TINPLH ha proposto una forma di formaggio piemontese da offrire al pubblico. Dal centro della forma è stato prelevato un quadrato dove le colonie di muffe hanno creato un micro giardino, un piccolo paesaggio o forse un quadro.
Claudio Verna ha provocatoriamente presentato un piccolo disegno del 1954, non riconducibile allo stile pittorico per il quale è dai più conosciuto, destabilizzando così il fruitore attento. A provocatoria autodenuncia della marginalità dell’artista, Lorenzo Scotto di Luzio ha esposto un manifesto in pvc (calato giù dal ponte) con la scritta «Lorenzo vive!» in stile martirologio fascista anni ’80. Al di sotto del ponte della inutilizzata ferrovia che sovrasta la via, c’erano affissi i posters di Rä di Martino – una locandina di un film inesistente – e la lunga affascinante serie di immagini della terra viste dal satellite, opera del giovane Leonardo Pertrucci. L’artista ha calcolato, in relazione al giorno dello scatto fotografico, la sua età in quel preciso momento; un sorta di diario fotografico dal mutamento impercettibile. Il gruppo Victoria Gasteiz ha reso nuovamente agibile una ex cabina dell’Enel, per accogliere il lavoro site specific di Nunzio: eleganti travi in ferro e piombo in armonia con lo spazio dalle pareti rosee, con strisce longitudinali di piccoli muschi verdi. Di fronte nel sentiero che s’inerpica nella radura, Namsal Siedlecki ha collocato Squas una piccola zucca per metà bagnata nel rame, frutto che brillava inaspettatamente tra i rovi. A sera il centro anziani era pieno di vita, erano presenti non solo i consueti fruitori (che come tutte le domeniche si incontrano per ballare) ma anche il pubblico accorso grazie a There Is No Place Like Home, tutti volti a esplorare e farsi coinvolgere da un’arte che, come si è visto, è stata capace di innescare un’attiva convivialità.