Martedì 24 novembre alle ore 19 negli spazi del Museo Umberto Mastroianni e dei Musei di San Salvatore in Lauro, in Piazza San Salvatore in Lauro 15 (Roma), inaugura la mostra La tromba del Gul mullā dell’artista russa Ksenia Sorokina. Diciotto incisioni ispirate a uno degli esponenti del movimento futurista russo, Velimir Chlebnikov, del quale quest’anno si celebrano i 130 anni dalla nascita. Il titolo della mostra è un omaggio all’omonimo dizionario scritto dal futurista dopo il suo viaggio nella Repubblica persiana. Il dizionario di Gul mullā è un elenco di termini e fenomeni persiani e arabi entrato a far parte del vocabolario di Chlebnikov. Chlebnikov ha visitato l’Iran nel 1921 in veste di conferenziere e collaboratore del quotidiano L’Iran rosso (Krasnyj Iran) pubblicato per la sezione militare sovietica nel nord dell’Iran. In Persia al poeta è stato assegnato il diminutivo di Urus Derviš ( Derviscio russo) e di Gul Mullā ( Sacerdote dei fiori), probabilmente per i tratti particolari del suo volto: andava sempre in giro con una camicia, giacché aveva perso da qualche parte il suo soprabito, portava con sé un kashkul, un piccolo contenitore per raccogliere l’elemosina. Il viaggio attraverso l’Iran gli fu d’ispirazione perscrivere, fra gli altri, il poema Il tiranno senza T e le poesie L’istrione solitario, Il Naurūz del lavoro, Il fumatore di oppio. Dai testi del ciclo persiano di Chlebnikov emergono alcuni dettagli che rappresentano la percezione generale del poeta del mondo dell’Oriente. Da una parte, poesie come Il fiore, I soldi, La luna oppure Oppio sono la metafora poetica, limitata all’esotizzazione, delle donne orientali con bottiglie sigillate di vino. Dall’altra, invece, esse riportano i nomi dei riformatori dell’Islam e deibabisti, profeti della futura rivoluzione socialista, la cui fiamma, attraverso l’Oriente, avrebbe dovuto travolgere tutto il mondo.
La ricerca artistica di Sorokina è rivolta prevalentemente alla video arte e alle performance. Per questo progetto, Ksenia Sorokina ha realizzato una serie di incisioni su linoleum, ispirate alle parole iraniane inserite nel dizionario di Gul mullā. “Mi sono avvicinata alla poesia di Velimir Chlebnikov all’età di 14 anni. Studiando la sua vita mi sono resa conto che alcuni momenti delle nostre biografie avevano dei punti in comune. Entrambi siamo nati nello stesso giorno, a distanza di 101 anni l’uno dall’altro, e nella stessa città, Astrachan, che poi abbiamo entrambi abbandonato. Così come il poeta, anche io conduco un modo di vita nomade, spostandomi da un luogo all’altro. È così che la figura di Chlebnikov è diventata una sorta di mio alter ego. La mostra si svolge con l’organizzazione dell’Università di Roma Tor Vergata, l’Università di Macerata, lo studio Pavia e Ansaldo; con il patrocinio della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, il Centro espositivo Manezh di Mosca, l’Associazione Italiana degli Slavisti, Eurispes. Si ringraziano per la realizzazione del progetto: Il Cigno GG Edizioni, Pio Sodalizio dei Piceni, Centro Studi dell’Opera di Umberto Mastroianni. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 15 dicembre.