Gli opposti si attraggono o, in alcuni casi, finiscono per compensarsi con le proprie specificità. Per la nuova mostra da presentare al proprio pubblico, lo spazio di AlbumArte ospita il progetto From Roam to Room, una doppia personale a cura di Lýdia Pribišová. Entrambi provenienti dalla Slovacchia, una terra al confine con l’Ucraina, Lucia Nimková e Martin Kollár riflettono su uno stato di precarietà in continuo movimento. Come si può parlare di crisi, disagio, divergenze socio-politiche e culturali? I due artisti lo fanno senz’altro dando spazio alla propria voce. La Nimková presenta una nuova tappa del suo progetto Khroniky, una raccolta di fotografie, video e materiali audio arricchiti dalla collaborazione con il sound artist Sholto Dobie. Il lavoro di Lucia è un racconto per presenze, per testimonianze vive di gente comune, quella stessa che mantiene ancora il proprio dialetto madre, quella stessa gente che ha la pelle segnata dal tempo, dal lavoro, da quella storia e da quella politica che, inevitabilmente, l’ha definita nella sua identità.
”I regret the day I met you and I get myself to a drunk”: i protagonisti di questo grande progetto itinerante, e tuttora in continua evoluzione, si presentano con le testimonianze di mille voci, di mille presenze, che, accompagnate dalla musica diventano una sorta di grande spettacolo, un’opera con tanto di libretto di accompagnamento. Nello spazio stretto della sua sala, Kollár risponde alle presenze di Khroniky con il silenzio dell’assenza in Provisional Arrangements,una ricerca che segue l’indagine perseguita dall’artista sulla terra di Israele per parlare delle carceri di Odessa e Kiev. Il soffitto della stanza contribuisce allo stato di oppressione provata dallo spettatore, che si ritrova nell’angusto spazio destinato all’ora d’aria per i detenuti della prigione, che con un effetto di trompe d’oeil diventa quanto mai reale. I pochi metri quadri in cui prendere un sospiro di sollievo, diventa un luogo impermalente, nel quale la provvisorietà è palpabile, nel quale l’assenza diventa una presenza. In questo modo quella che parte come doppia personale diventa una mostra complessiva nella quale due identità apparentemente distanti si incontrano.
From Room to Roam, come suggerisce lo stesso titolo, è una luce accesa su una realtà spesse volte troppo distante dalla quotidianità di chi non vive gli stessi contesti politici e culturali. È un faro puntato su quel lento avvicendarsi che trasforma la tranquilla abitudine casalinga, i riferimenti familiari alla memoria, in un lento girovagare senza meta, un lento dissolversi della realtà e del senso stesso della vita.
Fino al primo dicembre; AlbumArte, via Flaminia 122, Roma; info: www.albumarte.org