Benedikt Hipp alla Monitor

“Scruto ancora allo specchio il mio viso enigmatico, provando ad interpretare correttamente le infinite espressioni di cui è capace. Penso a qualcosa che mi faccia sorridere. Blocco l’espressione: le mie labbra si assottigliano e si allungano ed il loro allungarsi crea spostamenti di pelle lungo tutto il viso. Il mento e le guance si tirano su allargando il contorno del volto e a destra una linea ondulata parte dalla narice arrivando quasi a costeggiare l’angolo della bocca, gli occhi non esistono più tanto sono chiusi e tirati, lasciano intravedere solo un bagliore marroncino, che spesso si tramuta in lacrime”. Nelle parole di Michele Pellegrini il tema dell’identità e dell’identificazione costituisce l’incipit di un’analisi volta a delineare le infinite trame di una ricerca fisionomica sconosciuta e insondabile, esegesi corporea in cui cresce la narrazione di uno sdoppiamento dell’io. Benedikt Hipp, pittore tedesco originario di Monaco, descrive nei suoi lavori la dicotomia esistenziale che mette in scena la frattura tra identificazione e scollamento della figura nella sua matrice reale e tangibile. La pittura di Hipp è la scelta consapevole di strappare l’immagine al figurativo, divenendo una deformazione empirica che assume i connotati e il ruolo di uno specchio e dove viene meno la necessità di una specificazione.

La mostra intitolata The Educated Monkey, inaugurata lo scorso 16 settembre presso gli spazi della Monitor gallery di Roma, presenta al pubblico una serie di nuovi lavori dell’artista che per l’occasione espone anche una recente scultura di grandi dimensioni denominata Console with pin-body mounted on repetition. Hipp dona vita alla figurazione primaria mettendo in scena istinti primordiali, laddove la sensazione determina la contrazione o la dilatazione di una fisionomia, il suo moltiplicarsi nelle infinite possibilità di plasmare la carne. In questa visione metafisica dove l’artista oltrepassa il reale per imporre un nuovo canone estetico, la figurazione diviene emblema di un inedito principio spazio – temporale, in un certo senso Hipp supera la pittura da cavalletto per sgomberare e ripulire la tela immergendo lo sguardo all’interno di dati figurativi in cui la somiglianza è negata, laddove i nostri occhi partecipano inconsapevoli ad una manipolazione ottica differente dalle “probabilità ammesse o viste”, una scimmia istruita che sembra non accorgersi della nostra presenza.

Fino al 7 Novembre, Monitor Gallery, via Sforza Cesarini 44, Roma; info: www.monitoronline.org

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