Il primo museo di arte contemporanea della Toscana nasce a Livorno nel 1974 e si chiama Museo Progressivo d’Arte Contemporanea. Con un nome che indica tutta l’energia e la speranza proiettata in un generico ”avanti” e ”oltre”, la città toscana si dotava di un’istituzione che dava voce alla vicenda artistica attuale su scala nazionale. Avevano partecipato a quell’impresa pionieristica designer e creativi come Bruno Munari, Pino Tovaglia, Mario Bellini, autore, quest’ultimo, ai nostri giorni di una progettazione del Padiglione Italia a Expo 2015, e artisti come Pino Pascali, Claudio Parmiggiani, Emilio Isgrò, Mario Schifano ed altri. Un momento di grazia per la Toscana e l’Italia che negli anni ’70 contava ancora pochissime istituzioni di arte contemporanea. Oggi si racconta quella storia in una mostra dal titolo Eredità del Novecento: Arte e Design nelle collezioni civiche livornesi. Per essere puntuali, si tratta di una mostra divisa in due distinte esposizioni, quella dedicata al Design negli spazi della Fondazione Livorno e quella di opere pittoriche all’interno dei Granai nell’ottocentesca villa Mimbelli.
Concepita all’interno del percorso Piccoli e Grandi Musei, la mostra rientra nel ciclopico progetto Toscana900 di questo 2015, che ha visto la nascita di una guida (edita da Skira), un’applicazione in 4 lingue, 11 mostre e 18 eventi iniziati lo scorso giugno e che si concluderanno l’ultimo giorno dell’anno. L’esposizione sul Design curata da Antonella Capitanio, ripropone certi passi e attività che il Museo Progressivo d’Arte Contemporanea di Livorno aveva ideato per il suo pubblico. Progetto-Struttura. Metodologie del Design, un’iniziativa ideata nel marzo 1975 dal Museo con cui si sottoponeva allo sguardo dei visitatori migliaia di progetti, bozzetti, schizzi di sei tra i più importanti designer italiani del momento in vista di una esemplificazione informativa e didattica delle metodologie che oggi il design impiega, come voleva Lara Vinca Masini, curatrice dell’istituzione. Era sconveniente, per così dire, parlare di design negli anni Settanta e a dimostrarlo c’era perfino un’occupazione alla Triennale di Milano nel ’73. Invece lì a Livorno il lavoro di Bruno Munari, Silvio Coppola, Giulio Confalonieri, Mario Bellini, Franco Grignani, e Pino Tovaglia riuniti nel sodalizio Gruppo Exhibition Design dà vita a questa vetrina divulgativo-didattica sul proprio modo e metodo mettendo a nudo le idee dell’abitare e del movimento. Oltre all’abitacolo di Munari o la sedia Gru, anche il prototipo dell’auto Kar-a-sutra ideata da Mario Bellini per la mostra sul design italiano al Moma Italy: the new domestic landscape.
Un gruppo significativo di opere pittoriche è in mostra al Museo G. Fattori ed è curata da Mattia Patti. Con questa si racconta invece l’esperienza con la quale prese forma il Museo nel 1974/1975, la I Biennale del Museo Progressivo. Frutto di una campagna mirata al terrotorio nazionale e diretta all’acquisizione delle opere dei più significativi artisti dell’epoca, che con il loro linguaggio si lasciavano alle spalle l’entusiasmante età delle avanguardie del decennio anni ’60 appena trascorso, cercando nuove forme di comunicazione artistica. Opere figurative, legate all’analisi politica e sociologica dell’epoca e opere aniconiche e destrutturate, incentrate sullo studio costruttivo dell’opera e sulla percezione di questa, entrando così nell’anatomia concettuale del sistema della pittura.
Fondazione Livorno e Granai di Villa Mimbelli 6 settembre – 31 ottobre 2015
Info: www.fondazionelivorno.it