Irrefrenabili automatismi

Daniele Statera è artista, grafico e designer: queste sue attitudini si manifestano a pieno nella mostra Irrefrenabili automatismi alla Mondrian Suite Gallery di Roma a cura di Simona Cresci, Teresa Di Gregorio, Luciano Fabale, Klaus Mondrian e con il contributo di Lori Adragna. L’artista presenta ritratti e una scultura interattiva, Meccanismo immaginifico n 1- Pendolo inverso a due assi. Nei ritratti, che attraverso il silicone si risolvono in strutture che ricordano le incisioni, Statera disegna i volti dei quattro curatori e di se stesso con la sua famiglia. Il segno allude a una ricerca di automatismo che riconduce al Surrealismo teorizzato da Breton, da qui prende nome il titolo della mostra. La volontà di sincerità nell’espressività lo conduce a una semplicità di risultato che accompagna lo sguardo. La modalità estetica si avvicina alla tradizione dell’espressionismo astratto sebbene il risultato sia figurativo perché il segno si manifesta libero e si ispira al dripping.

Le griglie che attraversano i volti fanno pensare a una parentela con l’immagine che abbiamo della rete telematica a creare un ibrido fra uomo e macchina, fra natura e tecnologia, non a caso Statera è grafico e disgner. Questa commissione fra impulsi umani e freddezza della realtà digitale porta a un contrasto che preannuncia modalità future. E si ritorna al Surrealismo pensando al gioco, di cui i surrealisti erano maestri, gioco che si esprime in Meccanismo immaginifico n 1 – Pendolo inverso a due assi: una scultura interattiva dove un congegno fa sì che una palla rimbalzi nell’aria all’interno dell’area circoscritta da un cerchio disegnato a terra, invitando lo spettatore a interagire. Ma il cerchio allude alla perfezione, mentre il gioco si basa sull’imperfezione: ecco un altro contrasto, questa volta nella tensione all’assolutezza della perfezione e il manifestarsi dell’imperfezione nel gioco, contrasto che si risolve nel fatto che questi due termini sono facce della stessa medaglia.

Dal testo critico di Di Gregorio: ”Prodotto meccanico nell’era della tecnologia avanzata Pendolo non vuole essere utile se non per provocare una reazione. Curioso e manovrabile, offre una esperienza completa solo se intrapresa in due: chi sarà il soggetto che ne determinerà il movimento e chi invece ne subirà l’aggressione? Nuovo arnese a plurima funzione, invita al gioco proponendosi come strumento di sperimentazione nel rapporto tra oggetto, persone e spazio dell’opera”.

Fino al 25 luglio; Mondrian Suite Gallery, via del Piceni 41-43, Roma; info: www.facebook.com

Articoli correlati