Andy Warhol, Bruneau

Chi non conosce il grande maestro della Pop Art? Chi non ne riconosce le grandi tele dai toni accesi e sapientemente accostati e sovrapposti su quegli oggetti simbolo della cultura popolare, dalla famosissima zuppa Campbell alla bottiglia della Coca Cola? Chi non saprebbe citarne almeno il volto di quella Marylin divenuta ormai onnipresente sui gadget di ogni tipo? Probabilmente in molti saprebbero ritrovarlo in una foto, nel mezzo di tanti altri soggetti, grazie a quel parrucchino grigio – in ordine o del tutto spettinato – e quello sguardo invadente, sbigottito, inquietante, geniale. Quella che si presenta ai visitatori della galleria Giacomo Guidi Arte contemporanea è una selezione – purtroppo piuttosto ridotta – delle fotografie diverse, intime come tutte quelle che vengono realizzate nell’atelier di un artista mentre questi è impegnato a lavoro.

Un passato da attore cinematografico ed esperto di luci per concerti rock Gerald Bruneau, oggi fotografo di fama internazionale che conta collaborazioni con alcune tra le più rinomate riviste al mondo, nel 1974 arriva a New York e diventa uno dei protagonisti sulla scena della famosa Factory, quell’idea che divenne un grande progetto e che vide la firma di quel famoso maestro dal parrucchino argentato, Andy Warhol. Dalla replicazione del soggetto su quattro quadranti – come lo stesso Warhol fece più volte con le sue tele – allo sdoppiamento orizzontale che strizza l’occhio al movimento scomposto del cane al guinzaglio di Balla, Bruneau restituisce un Warhol che irriverente guarda dritto nell’obiettivo pronto a riprenderlo come tutti sono stati abituati a vederlo, ma anche un artista impegnato nel gesto quasi alla Jackson Pollock. Racconta un uomo abituato alla mondanità mentre se ne sta seduto, solo, nella semioscurità di una stanza, subito prima che le luci dei riflettori si accendano nuovamente.

Nel rinnovato spazio adiacente all’Orto Botanico, che Giacomo Guidi sta trasformando in un centro poliedrico in cui non solo l’arte sarà presente, ma diverse forme d’arte si incontreranno insieme, Bruneau racconta un uomo attraverso degli scatti di interni – che, dopo la morte di Warhol, Bruneau tornò a fotografare nel 1987 prima che fossero venduti all’asta da Sotheby’s – spenti, abbandonati, quasi grotteschi, che ondeggiano tra la malinconia della notissima camera da letto di Van Gogh e l’atmosfera agghiacciante dell’Overlook hotel di Shining. Prova a raccontare una persona ancora prima del personaggio, un artista riflessivo ancor prima del guizzo creativo, quella polvere residuale che resta dell’aura di un grande protagonista del secolo scorso. Scatti inediti accompagnati da un vinile della band The Language, appositamente composto per sonorizzare le immagini lasciate allo sguardo dello spettatore.

Fino al 30 agosto; Giacomo Guidi Arte Contemporane, largo Cristina di Svezia 17, Roma; info: www.giacomoguidi.gallery

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