Olivo Barberi al Maxxi

«Si tratta di un allenamento a guardare. Fin dall’inizio ho cercato nel mezzo fotografico una sorta di percezione», sono parole di Olivo Barbieri che spiegano l’atteggiamento che ha verso la fotografia, atteggiamento che lo porta a dar forma alla forma, a cercare un nuovo modo di guardare la realtà attraverso un’ ambiguità percettiva che allena l’occhio alla visione di ciò che conosciamo sotto un’altra prospettiva. Il racconto e la narrazione sono insite nella sua poetica come leit motiv di ciò che per lui rappresenta il visibile. Barbieri ha quindi inventato una tecnica chiamata “fuoco selettivo” che evidenzia solamente alcuni elementi lasciando sfocato in maniera volontaria il resto dell’immagine: la rivoluzione di questa invenzione ha fatto sì che venga utilizzata in pubblicità, nella grafica, nell’architettura diventando anche un’opzione di Photoshop. La sfida è la possibilità di vedere cose in simultanea con un’attenta osservazione del reale.

Conosciuto per i suoi scatti che interpretano le città ha avuto un percorso artistico nato intorno alla figura di Luigi Ghirri. Barbieri è interessato alla città per il ruolo sociale che svolge, i centri urbani sono sempre più popolati e manifestano la trasformazione del pianeta terra dovuta all’uomo, rappresentano poi tutte le nuove possibilità e i nuovi desideri dell’essere umano. Il Maxxi di Roma dedica una retrospettiva al lavoro di questo grande fotografo: Olivo Barberi – Immagini 1978-2014, a cura di Francesca Fabiani a partire dal 29 maggio. Le sezioni dell’esposizione sono sette, vi sono anche i film da lui realizzati e in questa occasione viene presentato il suo nuovo progetto dedicato alla costa adriatica commissionato dal Maxxi e finanziato da Eni. La prima sezione è Viaggio in Italia con fotografie dal 1980 al 1983: sono lavori sulla provincia italiana in controtendenza con il trend di allora e sono state esposte nella mostra Viaggio in Italia del 1984 collettiva che si è concretizzata attorno alla figura di Ghirri. Vi sono anche fotografie precedenti sullo stesso tema: la volontà è quella di raccontare di un mondo in estinzione con un’atmosfera serena e familiare. Images invece raccogli immagini dal 1977 al 2007: inizia con la serie chiamata Flippers dove viene esaltata la grafica dei flippers in cui erano rappresentate icone della cultura americana del dopoguerra facendo uso del colore, utilizzo allora considerato amatoriale, e continua con Paintings, Louvre, TWIY, in cui l’artista rende tridimensionali i quadri degli Uffizi, del Louvre e di Capodimonte creando un’ambiguità percettiva. Artificial Illuminations, con scatti fra il 1982 ed il 2014, propone la sua ricerca sulle luci artificiali di notte: attraverso una lunga esposizione i colori diventano irreali, ad esempio sembra rosa il cielo di Tokyo, fucsia quello di Singapore, verde smeraldo quello di Beijing. Senza effetti speciali o post produzione il mezzo restituisce visioni fantasmagoriche fra ciò che l’occhio umano può percepire e l’abilità della macchina.

Nella sezione China con fotografie fra il 1989 e il 2014 si racconta l’evolversi di questo paese che Barbieri ha fotografato due volte l’anno per venticinque anni per osservare i mutamenti sociali e culturali attraverso ritratti urbani, l’avanzare di strutture gigantesche, la vita che cambia, soprattutto dal punto di vista architettonico. Virtual Truths, con immagini dal 1996 al 2002, sottolinea la ricerca sul rapporto fra realtà e finzione e per fare ciò l’artista ha utilizzato il fuoco selettivo sperimentato per la prima volta in India. I soggetti sono quelli di contesti e luoghi visitati durante i suoi viaggi in tutto il mondo, ma anche gli stadi italiani. Site Specific, con scatti fra il 2003 e 2013, raccogli le fotografie realizzate in volo su città di tutto il mondo: Roma, Shanghai, Las Vegas, Torino, Beijing, New York, Brasilia, Tel Aviv. È un titolo provocatorio che rimanda al significato del termine in ambito artistico perché Barbieri vuole rappresentare il mondo come fosse un’installazione temporanea, quasi un plastico non finito. Si serve del fuoco selettivo, ma dal 2008 anche della rielaborazione digitale che riconduce ad un segno grafico. Il gioco si esplica nel rapporto fra oggetto reale, percezione e rappresentazione. L’ultima sezione si chiama Parks e comprende fotografie fra il 2006 ed il 2014. Qui si sviluppa l’interesse per la natura quasi a fare da contraltare alla serie Site Specific: sempre riprese in volo, uso della messa a fuoco selettiva, disegno e rendering. Il paesaggio non è fotografato realisticamente, ma subentra la fase del ricordo per sottolineare il rapporto fra uomo e natura. Barbieri collabora con il MAXXI dal 2003 ed in questa occasione è stato realizzato il catalogo Olivo Barbieri – immagini 1978-2014 a cura di Francesca Fabiani, Marsilio Editori.

Fino 15 novembre 2015 Maxxi via Guido Reni 4A, Roma. Info: www.fondazionemaxxi.it