Chiara Dynys ha anticipato i tempi nell’indirizzare la sua ricerca, dimostrando ancora una volta di essere un’artista di razza. Nella sua mostra Pane al mondo, a cura di Michele Buonuomo, in corso al museo Bilotti di Roma e visibile fino al 28 giugno, ha proposto una riflessione diffusa e profonda sul tema della nutrizione. Un’idea che ha iniziato a sviluppare nel 2011, ben prima che tale argomento diventasse il claim di Expo e il leit motiv della comunicazione attuale. Ha dato il via a una mostra diffusa, che tocca in contemporanea tre luoghi simbolo della capitale: il quartier generale della Fao, il palazzo della Farnesina e, come già accennato, il museo Bilotti. «Da tempo volevo fare un lavoro sul mondo – spiega Chiara – partendo da una ricerca sul tema della fragilità, per questo mi sono concentrata sull’esigenza del nutrimento, sia fisico che intellettuale: pane, ma anche poesia, linguaggio, tutti elementi che devono continuare a essere diffusi affinché il mondo si evolva».
Poi è arrivato Expo, e le scelte di Chiara si sono diventate ”intuizione”. Il lavoro è vibrante e profondo: un’installazione ambientale che propone 364 diverse forme di pane in alluminio e in dimensioni variabili («Le ho disegnate io e le ho cotte in un forno – rivela l’artista – la prima versione base era fatta di vero pane»), tradotte in cera, e poggiate su un tappeto ellittico istoriato con l’immagine del planisfero. Un lavoro da cui nasce una riflessione sulle emergenze alimentari, sulle disparità tra i Paesi più ricchi e gli altri: con il cibo, trattato come oggetto prezioso, a schiacciare il mondo. Il pane pesa allo stesso modo su ogni Paese, figurando come l’indigenza dei più poveri sia prima o poi destinata a ricadere anche su chi oggi è più fortunato.
Strettamente connesso al cibo è il concetto di sostenibilità ambientale. Da qui la scelta di esporre, in continuità di linguaggio, non di stile, la serie Poisoned Flowers, la serie con i fiori sbocciati in un ideale giardino dell’Eden. Si tratta di immagini reali, fotografate dall’artista, che attraverso il ricorso alla stampa lenticolare appaiono e scompaiono davanti allo spettatore, accentuando l’effetto onirico dell’insieme. L’accampamento dei fiori, che simboleggiano una traduzione tridimensionale di questo lavoro, è costituito invece da diverse ”tende” realizzate in fusioni di metacrilato, all’interno delle quali sono appoggiate coppie di fiori che svaniscono nel loro stesso colore, quasi fossero fantasmi.
Una lucidità artistica, quella di Chiara, maturata nel corso del tempo e frutto di tante tappe e progetti attraverso i quali si è forgiata sempre di più la sua personalità artistica. Progetti ispirati spesso dall’osservazione di ciò che ci circonda. Come Clean you eyes, uno dei lavori di maggior successo, già esposto alla galleria Fumagalli di Bergamo, al museo di Lugano e all’Ambasciata italiana a Damasco. Un complesso fotografico/sultoreo che si compone di quattro elementi: terra, acqua, fuoco e aria. Ognuno di tali elementi è descritto con un’immagine posta al centro di una cornice di gesso dello stesso colore dell’immagine. Si crea così un equilibrio monocromatico, che suggerisce l’idea di ”pulizia” dello sguardo: la natura basilare, elementare, immediata, ritratta nelle fotografie non esiste più (la foto ne è già un filtro potente), ma la cornice assolve in questo caso al duplice scopo di allontanarla ancora di più dal nostro sguardo, di isolarla, e quindi, finalmente, di tornare almeno a considerarla, a vederla.
Chiara Dynys è una persona autentica e spontanea, sensibile e poetica. L’estetica della sua arte si sposa perfettamente con la tecnica, con il messaggio e con il linguaggio. I suoi lavori il 9 luglio si spostano in Calabria, al Marca di Catanzaro, fino al 9 settembre. Inoltre sta lavorando su una monografia che sarà presentata alla fiera del libro di Frankfurt, a cura di Techer Weiermeier.
Pane al mondo
Fino al 28 giugno al museo Bilotti, viale Fiorello La Guardia
Catalogo a cura di M77 gallery, sponsor della mostra.